mercoledì 30 novembre 2016

Notte...


"Notte, l’amata.
Notte, quando le parole svaniscono e le cose prendono vita.
Quando la distruttiva analisi del giorno è conclusa 
e quanto è veramente importante diviene nuovamente intero e risuona.
Quando l’uomo ricuce il suo Sé frammentato e cresce con la calma dell’albero."

 Antoine de Saint-Exupéry


Porto

Porto and the Enchanted River from Daniel Almeida Visuals on Vimeo.

Photo e video credit Daniel Almeida Visuals caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons


Etereo

Ethereal: Aerial Motion Timelapse in 4K60 from Henry Jun Wah Lee / Evosia on Vimeo.

Photo e video credit  caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons


A letto con il nemico: recensione del film




A letto con il nemico è un film del 1991 diretto da Joseph Ruben.

Trama 

Laura e Martin Burney sembrano una coppia felice che vive in una bella casa al mare nella elegante e ricca zona di Cape Cod, sulla East Coast. Ma ben presto Martin si dimostra un uomo possessivo, violento e squilibrato, mostrando di avere una personalità ossessiva-compulsiva. Così l'amore di Laura diventa un inferno vedendosi costretta a sottostare a tutto ciò che dice il marito. Dopo essere stata picchiata dal marito con l'accusa di aver flirtato con un altro uomo, Laura non regge più e capisce che la sua sola salvezza è la fuga. E la fuga diventa il soggetto principale dei suoi pensieri. Una sera vengono invitati dal vicino a fare un giro in barca a vela, ma un improvviso temporale li sorprende. Laura trova il momento giusto per fuggire fingendosi annegata. Non vi è, però, nessun ritrovamento che accerti la sua morte. Dopo il funerale della moglie, Martin non si dà pace e torna in città. Al posto di lavoro, però, riceve una telefonata di condoglianze dall'istruttrice di nuoto di Laura, fatto a lui del tutto sconosciuto. Infatti credeva che la moglie non sapesse nuotare poiché aveva una fobia per l'acqua. Capisce perciò che Laura è ancora viva e che, poco prima di sparire, ha buttato la fede nuziale nel gabinetto e comincia a cercarla. Lei, nel frattempo è fuggita a Cedar Falls, in Iowa, dove cambierà vita, aspetto, e perfino nome: Sara Waters. Nello stesso tempo incontrerà Ben, un uomo allegro, simpatico ed estroverso, insegnante di recitazione col quale inizierà una storia d'amore e racconterà la verità sul suo passato. Qui, Laura ritrova anche la madre, cieca e paralizzata nella casa di riposo, con la quale aveva interrotto i rapporti per evitare scenate dal marito, al quale aveva fatto credere che fosse morta. Da sé, Martin scopre che la madre di Laura è viva e, spacciandosi per un agente di polizia, fa delle domande su Laura, venendo a conoscenza del fatto che sta iniziando a frequentare un insegnante di recitazione; dopodiché, con l'intento di metterla a tacere, tenta di soffocarla con un cuscino ma l'arrivo di una dottoressa, ferma i suoi propositi. Martin segue Laura fino ad un luna park e a casa, dove si fa trovare armato di pistola. Arriva anche Ben che tenta di affrontarlo ma viene tramortito da Martin che tenta poi di sparargli, ma Laura lo ferma riuscendo a togliergli la pistola di mano che finisce a Laura; questo cerca di tenerlo sotto tiro mentre lei chiama la polizia dicendo di aver ucciso un uomo, dopodiché spara a Martin mentre lui trova sempre il modo di riprendere le sue forze per attaccare Laura. Al terzo tentativo Martin finisce a terra ma ritrova le forze per afferrare la pistola che però si inceppa nel tentativo di sparare a Laura, dopodiché Martin muore accasciandosi a terra ormai stremato dalle forze mentre Laura raggiunge Ben e lo abbraccia.

Curiosità sul film

Il  film è basato sull'omonimo romanzo di Nancy Price.

Con un budget di 19.000.000 di dollari, il film ne incassò $ 174.999.005.

La mia opinione

Sicuramente non un film memorabile, ma tratta un tema molto attuale e quindi consiglio la visione.

Voto: 6,5

Questo articolo è pubblicato nei termini della GNU Free Documentation License. Esso utilizza materiale tratto da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


NON UNA DI MENO - Donne in piazza contro la violenza


Sabato scorso si è svolta a Roma la manifestazione NonUnaDiMenoVi lascio alla voce dei manifestanti, grazie a un video di LiberaTv



Video credit Libera.Tv caricato su YouTube - licenza: Creative Commons 


Contratto metalmeccanici: le ragioni del NO all'ipotesi di accordo


Articolo da Il sindacato è un'altra cosa

Pubblichiamo l’appello di delegat@ FIOM a sostenere le ragioni del NO all’ipotesi di accordo del ccnl dei metalmeccanici. Il 6 dicembre appuntamento a Firenze!

per aderire: peril.no.ccnl2016.metal@gmail.com –

Leggi anche il volantino sul ccnl del sindacatoaltracosa

In un anno di trattative con Federmeccanica, la Fiom ha di fatto posto la parte economica come unica condizione imprescindibile per la firma del contratto. Quanto firmato non rispetta nemmeno questa condizione. Non si tratta di discutere se 92 euro di aumento siano tanti e pochi. Per il semplice motivo che non sono 92, non sono certi e non sono per tutti.

Si arriva tale cifra solo sommando 51 euro di aumenti salariali al resto delle misure di welfare aziendale (7,69 euro di aumento sulla previdenza, 12 sulla sanità, 13,6 di welfare, per un totale di 85 euro mensili che arrivano a 92,68 con la quota per il diritto alla formazione continua).

Pochi spiccioli, quindi, ma in compenso tanta confusione. Innanzitutto perché si sommano voci di salario diretto a prestazioni di welfare, come se si trattasse di voci sostitutive l’una dell’altra. In secondo luogo perché si sancisce che si possa accedere a tale “aumento” solo accettando di far parte del welfare integrativo: non un diritto universale, ma basato un rapporto con un fondo privato o con un fondo aziendale.

Infine, nemmeno i 51 euro salariali sono certi e per tutti. Non lo sono perché riassorbibili da tutti gli aumenti “fissi collettivi della retribuzione eventualmente concordati in sede aziendale” (con l’esclusione di quelli legati alla modalità di effettuazione della prestazione lavorativa).

Non lo sono perché sono aumenti solo “stimati”. L’effettivo importo verrà deciso ex-post: dopo la comunicazione annuale da parte dell’Istat dell’Ipca. L’Ipca (Indice Prezzi al Consumo Armonizzato) è un calcolo dell’inflazione che esclude dal paniere le voci energetiche importate. Un metodo truffaldino, dalla Fiom in passato contestato, che di fatto regala alle aziende la possibilità di pretendere una sorta di scala mobile al contrario. E se non bastasse, questa destrutturazione dell’aumento salariale si lega a una parte normativa estremamente negativa.

In primo luogo, passa quasi sotto silenzio il fatto che la Fiom firmando questo contratto abbia accettato contemporaneamente il contratto separato del 2012 precedentemente osteggiato. Se la Fiom ha ragione oggi, aveva torto ieri. Se aveva ragione ieri, ha torto oggi. Questo è e da qua non se ne esce.

Il contratto 2012 era stato osteggiato per misure come aumento degli straordinari obbligatori, flessibilità oraria, penalizzazione della malattia e apertura alle deroghe. Tutto questo viene recepito, con buona pace di 8 anni di battaglie. E c’è in fondo un legame diretto tra il fatto che si accetti la penalizzazione della malattia (contratto 2012) e la limitazione della 104 (l’attuale rinnovo) e dall'altro si apra alla sanità integrativa. Diritto universale alla salute, all’assistenza e alla malattia sono inversamente proporzionali a qualsiasi forma di integrazione della sanità. In seconda battuta questo contratto, come dimostra la gioia di Renzi, Poletti e Federmeccanica, risponde a un obiettivo e un modello ben preciso. Gli obiettivi che si poneva il fronte padronale possono essere riassunti in tre grandi capitoli:

– collegare i salari alla produttività, indebolendo sempre di più la “paga oraria”;

– introdurre un sistema di fidelizzazione del lavoratore attraverso una rete di benefits aziendali;

– sfondare sul terreno dell’orario, con 80 ore a disposizione delle aziende per prolungare l’orario settimanale fino a 48 ore, adattando la vita del lavoratore a esigenze e fluttuazioni del mercato.

Continua la lettura su Il sindacato è un'altra cosa

Fonte: Il sindacato è un'altra cosa

Autore: Eliana Como

 
Licenza: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 3.0 Unported.


Articolo tratto interamente da Il sindacato è un'altra cosa 



30 novembre 1979 – I Pink Floyd pubblicano la loro opera rock The Wall

Waters-stavanger-05

Articolo da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

The Wall è l'undicesimo album in studio del gruppo musicale britannico Pink Floyd, pubblicato il 30 novembre 1979 dalla EMI.

Si tratta di un'opera rock incentrata sulla storia di un personaggio fittizio: una rockstar di nome Pink che, a causa di una serie di traumi psicologici, arriva a costruirsi un "muro" mentale attorno ai propri sentimenti dietro al quale si isola. I disagi, soprattutto infantili, che portano Pink a questa scelta drammatica sono la morte del padre verso la fine della seconda guerra mondiale, la madre iperprotettiva, gli insegnanti scolastici eccessivamente autoritari ed avvezzi alle punizioni corporali e i tradimenti della moglie.

L'album segnò anche la rovina della formazione classica dei Pink Floyd. Infatti il tastierista Richard Wright partecipò tardivamente alla registrazione dell'album (si era trasferito in Grecia con la sua nuova moglie); per questo motivo (come spiegato da Mason nel suo libro) Waters litigò con il tastierista e lo licenziò: durante il tour di promozione Wright partecipò solo come turnista.

Il successo dell'album fu enorme: fu l'album più venduto negli Stati Uniti d'America nel 1980, divenendo uno degli album doppi più venduti nella storia. Si è inoltre posizionato all'87º posto nella lista dei 500 migliori album secondo Rolling Stone.

Tuttora rinomati gli effetti scenici usati nel tour che seguì, considerati da molti fan e critici innovativi per quel periodo. Gli stessi Pink Floyd, dopo aver pubblicato The Final Cut, non si esibirono più dal vivo fino all'abbandono di Roger Waters nel 1985. Essi non presero nemmeno in considerazione l'idea di un nuovo tour per promuovere l'album successivo, ritenendo infatti troppo difficoltoso competere con gli show precedenti di The Wall. Ciò è testimoniato da Nick Mason nel suo libro Inside Out - La prima autobiografia dei Pink Floyd. All'album seguì anche il film Pink Floyd The Wall.

Continua la lettura su Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Questo articolo è pubblicato nei termini della GNU Free Documentation License. Esso utilizza materiale tratto da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


Photo credit No machine-readable author provided. Neitakk assumed (based on copyright claims). [GFDL, CC-BY-SA-3.0 or CC BY-SA 2.5-2.0-1.0], via Wikimedia Commons



martedì 29 novembre 2016

La notte è silenziosa di Kahlil Gibran


La notte è silenziosa

La notte è silenziosa
e nell'abito del suo silenzio
si nascondono i sogni.
La luna è spuntata
e per la luna occhi
che controllano i giorni.
O figlia dei campi,
vieni per visitare
la vigna degli innamorati.
Può darsi che spegneremo
con quel nettare
la scottatura degli amori.
Ascolta l’usignolo
dei prati fioriti,
che diffonde la sua musica
in uno spazio immenso, nel quale
le colline hanno soffiato
gli odori dei loro fiori!
O mia giovane, non temere
poiché le alte stelle
serbano i misteri,
e la nebbia della notte
in quella vigna ferace vela i suoi segreti.
Non temere la strega, essa dorme ubriaca
nella sua taverna magica
e il Re dei Ginn,
se passerà andrà via
poiché l’amore lo incanta.
Egli è innamorato come me,
come potrà svelare
i segreti del suo cuore?

Kahlil Gibran


Io voto NO


Uno spot realizzato dal Comitato per il NO di Terralba

Pagina Facebook Comitato per il NO DI Terralba: facebook.com/comitatoperilNO.Terralba/



Video credit Comitato per il NO caricato su YouTube


In Cina si torna a scioperare



Articolo da China Files

Coca Cola, Danone, Sony: tre grandi aziende straniere al centro di una nuova ondata di proteste da parte dei lavoratori cinesi. Gli stranieri vendono alle aziende cinesi rami aziendali. E i lavoratori temono che i propri diritti guadagnati in anni di proteste «sostenute» dal governo, possano improvvisamente perdersi.

Negli ultimi tempi di lavoratori cinesi si è parlato meno, ma non sono certamente finiti scioperi e proteste che hanno contrassegnato questa ultima decade. Solitamente gli scioperi o le proteste sono causati da mancati pagamenti di straordinari o di indennizzi in caso di infortunio sul lavoro o per migliorare le condizioni lavorative all'interno delle fabbriche.

Sicuramente in Cina sono aumentate – in meglio - le condizioni generali dei lavoratori, specie rispetto ai primi anni dell'apertura. La fabbrica del mondo ha aumentato salari e consentito ai lavoratori cinesi di accedere a una qualità di vita superiore a quella dei padri che per primi si spostarono dalle campagne per andare nelle grandi città a offrire spalle e sudore per costruire l'attuale miracolo cinese.

Questo non toglie però che le nuove generazioni di lavoratori non abbiano diritti da rivendicare e lotte da fare per migliorare le proprie condizioni di lavoro.

Gli smottamenti economici del paese e la crescita di alcune aziende locali, negli ultimi anni ha portato molte aziende straniere ad abbandonare le attività produttive nelle mani di altre aziende, talvolta locali e asiatiche, senza preoccuparsi troppo del destino dei propri lavoratori.

In alcuni casi questi passaggi di proprietà hanno lasciato molti lavoratori a casa; altri sono stati costretti a spostamenti geografici, altri ancora non hanno ottenuto indennizzi.

Negli ultimi tempi - in particolare – è finita nel mirino di scontri sociali la Coca Cola. In particolare a Chongqing e Chengdu, dove alcuni stabilimenti di packaging della Coca Cola sono stati venduti al conglomerato di Hong Kong Swire Pacific e la cinese Cofco Corporation (per un miliardo di dollari circa, stando a fonti del Guardian). I lavoratori hanno protestato chiedendo soldi e compensazioni a causa del passaggio, temendo che il loro destino possa essere in bilico, tra licenziamenti o paghe meno decenti.

Anche perché le ragioni della Coca Cola sono le seguenti: mollare la produzione di bottiglie, togliendosi un costo da dedicare poi alle attività di marketing. La Cina non è più un paradiso per tutti: le quote di mercato vanno conquistate giorno dopo giorno.

Scioperi simultanei hanno avuto luogo a Chengdu e nella provincia di Jilin, nel nord-est del paese. Almeno 600 persone sarebbero in sciopero in queste ore: rivendicano il fatto di non essere stati minimamente coinvolti nella decisione e temono di perdere il posto di lavoro ora che il loro datore sarà lo stato cinese.


Continua la lettura su China Files

Fonte: China Files

Autore: 
Simone Pieranni

Licenza: Licenza Creative Commons

Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported. 

Articolo tratto interamente da China Files 



Proverbio del giorno


La giustizia degli uomini è simile alla tela del ragno: il calabrone può passare ma il moscerino si impiglia.

Proverbio cinese


A Torino dal 29 al 3 dicembre il Pubblico dominio #open festival


Comunicato da Pubblico dominio #open festival

Il Pubblico dominio #open festival - per la prima volta in Italia - intende creare nei cittadini una consapevolezza diffusa attorno al concetto di pubblico dominio e ai temi della cultura open, promuoverne l’alfabetizzazione e incentivare lo sviluppo di competenze ad esso connesse.

5 giorni di conferenze, incontri, laboratori, mostre, spettacoli, letture teatrali per un totale di quasi 50 eventi speciali che investono i diversi ambiti dell'arte, della fotografia, della musica, della letteratura, del teatro, del cinema e molto altro! Una festa, un grande contenitore dove tutti possono apprendere il significato del pubblico dominio (e delle culture legate all'open), apprezzarne la valenza etica ed economica in ogni campo della conoscenza umana. Un'occasione di condivisione, di collaborazione, di ri-uso e valorizzazione di idee, opere e contenuti culturali per stimolare l’interesse di qualsiasi fascia d’età o livello di conoscenza.

Che cosa si intende con il termine pubblico dominio? Il pubblico dominio è una sorta di "stato di grazia" in cui si viene a trovare un'opera quando, a settant’anni dalla morte dell’autore, sono scaduti i diritti che gravavano su di essa.

In virtù del pubblico dominio il primo gennaio di ogni anno, parte dell'immenso patrimonio mondiale di conoscenza diventa liberamente disponibile per chiunque, un tesoro comune utilizzabile per i fini più diversi.

Un festival che parte dalle biblioteche, perchè?  Il Pubblico dominio #open festival nasce in biblioteca (biblioteche pubbliche e accademiche), prende vita all'interno di un servizio pubblico di accesso alla conoscenza e di partecipazione culturale e si diffonde in maniera virale, contagiando in maniera attiva e proattiva le diverse realtà culturali del territorio.

Il pubblico dominio e i temi della cultura open, inoltre, sono legati al “sistema biblioteca” perché ne investono trasversalmente diversi aspetti, innescando sinergie in svariati ambiti: dalla valorizzazione e digitalizzazione dei patrimoni documentali, al loro ri-uso, all’organizzazione di eventi e  attività culturali.

La biblioteca, il museo, il centro culturale diventano luoghi di conoscenza condivisa,  generatori di benessere sociale, laboratori in cui si apprendono, si conoscono e si ri-usano i contenuti in pubblico dominio.

Puoi scaricare qui il programma esteso del Pubblico dominio #openfestival (.pdf)


Puoi vedere il trailer del Pubblico dominio #openfestival


sabato 26 novembre 2016

E' morto Fidel Castro



Articolo da Radio Onda d’Urto

Fidel Castro è morto alle 22.29 del 25 novembre 2016, all’età di 90 anni. Dato per morto e ucciso più volte, sopravvissuto a undici dei presidenti degli Stati Uniti che avevano promesso di cancellare la rivoluzione cubana che l’ha visto autore e protagonista, Fidel Castro è stato amato sinceramente dalla maggioranza dei cubani, ma anche considerato da altri responsabile di tutti i problemi dell’isola, spesso e volentieri anche non dipendenti direttamente da lui e dalla Rivoluzione.

Il sostanziale consenso di cui  ha goduto a anche dopo aver lasciato, a causa di una malattia, il comando della Rivoluzione, si spiega con il suo ruolo di eroe sia dell’indipendenza nazionale che espressione del riscatto delle classi sfruttate di tutto il mondo.

In queste ore il suo corpo verrà cremato e  domenica 4 dicembre si celebrerà la cerimonia funebre  a Santiago de Cuba.  Proclamati 9 giorni di lutto nazionale.


Nello specifico saranno sospesi tutti gli spettacoli pubblici sull’isola, bandiere a mezzasta  e dal 28 novembre in plaza de la revolucione all’Avana la popolazione cubana potrà rendere omaggio al lider maximo fino a martedì sera quando alle 7 di sera ci sarà un atto di omaggio di massa.

Da mercoledì inizierà il viaggio delle ceneri di Fidel verso Santiago de cuba, attraverso la strada percorsa dalla “Caravana de la Libertad” nel gennaio del 1959, dove giungerà il 3 dicembre. Qui sabato alle 19 ci sarà un altro omaggio di massa nella plaza “Antonio Maceo”. Infine la cerimonia funebre, prevista per domenica  alle 7 di mattina al cimitero “Santa Ifigenia”.

Continua la lettura su Radio Onda d’Urto 

Intervento audio su Radio Onda d’Urto 


Fonte: Radio Onda d’Urto 

Autore: redazione Radio Onda d’Urto

Licenza: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 2.5 Italia.


Articolo tratto interamente da Radio Onda d’Urto 


venerdì 25 novembre 2016

Oggi e sempre gridiamo, no alla violenza sulle donne!



In questi giorni ho dato ampio risalto alla Giornata mondiale contro la violenza sulle donne

Purtroppo ancora nel 2016 dobbiamo parlare di questi argomenti, poiché la società non è cambiata, anzi c'è una forte regressione. Io come figlio, marito e padre nutro solo rispetto verso le donne, loro sono i pilastri dell'umanità senza se e senza ma. Mi dispiace non vedere tanti commenti nei vari post e mi auguro che sia solo dovuto a vari inconvenienti e non al poco interesse verso un tema così importante. Come vi ho detto, essendo padre, non è facile raccontare alla mia primogenita che deve lottare contro un mondo maschilista e sessista, per la quale mi vergogno profondamente. 

Cosa lasciamo ai nostri figli? Una società che disprezza e odia profondamente il prossimo, senza rispetto per nulla e nessuno. 

Tornando al tema della giornata, solo uomini vigliacchi e deboli possono generare violenza verso persone indifese e solo un vero cambiamento, può invertire la rotta.


Oggi e sempre gridiamo, no alla violenza!



#NonUnaDiMeno: le discriminazioni sul luogo di lavoro subiti dalle donne.


Articolo da Radio Città Fujiko 

Tra i tavoli di lavoro che seguiranno la manifestazione del 26 novembre a Roma sarà presente anche quello su lavoro e welfare coordinato da Marina Montanelli, che spiega ai nostri microfoni quali sono i problemi che ancora oggi in Italia le donne vivono sui luoghi di lavoro.

“Si va dalla disparità salariale all’assenza di un welfare universale, ai problemi relativi all’indennità di maternità, che riguarda per la maggior parte le lavoratrici subordinate, fino ad arrivare ai casi di violenze e molestie sessuali e mobbing sui luoghi di lavoro”. Marina Montanelli, coordinatrice del tavolo di discussione su lavoro e Welfare, illustra in questo modo i diversi tipi di discriminazione che le donne subiscono sui luoghi di lavoro. E osserva: “lo sfruttamento in questa fase storica sta crescendo sempre di più, e questo provoca numerosi danni sulla salute riproduttiva, e non solo, delle donne”.

Problemi che si inseriscono in un quadro di precarietà generale. “Precarietà che è stata istituzionalizzata ed intensificata ancora di più con il Jobs Act - continua Montanelli - che ha peggiorato le condizioni lavorative di tutti e delle donne in particolar modo, cancellando una serie di diritti conquistati con le lotte degli anni 60 e 70”.

Continua la lettura su Radio Città Fujiko


Intervento audio su Radio Città Fujiko  


Fonte: Radio Città Fujiko 


Autore: 
Martina Tamburini


Licenza: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 3.0 Unported.



Articolo tratto interamente da Radio Città Fujiko



Giornata internazionale contro la violenza sulle donne: le contraddizioni da superare


Articolo da Internazionale

Il 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, è una di quelle ricorrenze che si preferirebbe dimenticare o abolire, ma che al medesimo tempo ha il merito di rendere evidente la contraddizione di un fenomeno di durata secolare che, per essere portato a consapevolezza e assunto in tutte le sue profonde implicazioni politiche, ha bisogno di essere considerato un’“emergenza”.

È solo da una decina di anni che, a differenza di altre parti del mondo, nel nostro paese si è cominciato a parlare del carattere “strutturale” di una violenza che esplode in forme manifeste – maltrattamenti, stupri, omicidi, eccetera – ma che è inscritta in tutte le istituzioni della vita pubblica, nella cultura alta come nel senso comune, nell’atto stesso di nascita della polis, e annidata, per usare un’efficace espressione di Pierre Bourdieu, “nell’oscurità dei corpi”.

È stato necessario, e lo è ancora oggi, che nelle strade e nelle piazze di grandi città tornassero a manifestare per iniziativa di collettivi, gruppi femministi e lesbici, generazioni di donne che non hanno mai smesso dagli anni settanta di portare l’attenzione su un dominio particolare, fondamento di tutte le forme di oppressione finora conosciute e, allo stesso tempo, così sfuggente da confondersi con le relazioni più intime.

La libertà e l’autonomia spinte ai margini

È sicuramente un grande passo avanti il fatto che nel dibattito pubblico si cominci a nominare il risvolto oscuro, inquietante di legami amorosi, familiari, ritenuti “normali”, così come si può considerare una conquista di lente e pazienti battaglie del movimento delle donne l’assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni politiche e amministrative su questi temi.

Ma quando hanno fatto la loro comparsa provvedimenti legislativi volti a sensibilizzare, prevenire l’aggressività maschile, tutelare le vittime – penso al Piano straordinario contro la violenza sessuale e di genere, da poco approvato – a essere esautorate e respinte ai margini sono state proprio le donne che hanno lavorato anni nei centri antiviolenza, nelle scuole, nei centri di documentazione e nelle associazioni culturali, per far crescere libertà dove c’era soggezione, autonomia dove c’era adeguamento a modelli interiorizzati.

Ci sono molti modi per far fronte a un cambiamento di sensibilità, convinzioni, rapporti di potere, che lentamente si fa strada fuori dal privato, da esperienze dolorose vissute in solitudine o rimaste all’interno di gruppi e movimenti costretti a un andamento carsico e a rare, brevi esplosioni sulla scena pubblica. Quello più comune è accontentarsi di politiche inclusive che lasciano inalterato il sistema di valori che è stato messo in discussione.

Il 26 novembre si terrà a Roma una manifestazione promossa da una vasta rete nazionale i cui slogan “Io decido”, “Non una in meno” dicono della rabbia crescente di chi ha sopportato troppo a lungo gli ostacoli frapposti alla propria libertà, al proprio piacere – dalla violenza manifesta alle pressioni psicologiche, alla condanna morale. Non sarà un caso che con tanta tempestività papa Bergoglio conceda a nome della chiesa il perdono alle donne che abortiscono, considerate “assassine” da tutte le religioni e da tanti “rispettabili” governi del mondo. Si può dire che le folle oceaniche che si sono viste negli ultimi tempi colorare le piazze, dall’Europa all’America Latina, hanno lasciato il segno. Ma chi “perdonerà” gli uomini per aver imposto con un asservimento violento la loro sessualità procreativa, costretto le donne a mettere a rischio la loro vita, prima per assecondare i bisogni e desideri altrui, oggi per affermare i propri?

Continua la lettura su Internazionale


Fonte: Internazionale


Autore: Lea Melandri


Licenza: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 3.0 Unported.


Articolo tratto interamente da Internazionale



"Basta subire, dobbiamo reagire"

Questo video è stato realizzato dai ragazzi del corso di Filosofia e Scienze e tecniche psicologiche dell'Università di Perugia in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne del 2015.



Video credit Lisa Marie Miele caricato su YouTube


Vi segnalo (notizie dal web)


Oggi vi consiglio:

Ferite a morte: 25 Novembre giornata internazionale contro la violenza sulle donne tratto da 
La Santa furiosa

Numeri che devono far riflettere.

L’amore è amore soltanto se si è felici, altrimenti è qualcos'altro. Quello che fa male non è mai amore tratto da nonvogliomicalaluna

Un pensiero su questa giornata.

L'amoroso Rispetto tratto da I Pensieri di P.

Il rispetto è la base di tutto, assolutamente da leggere il pensiero di Pia.


In piedi signori, davanti a una donna




In piedi signori, davanti a una donna

Per tutte le violenze consumate su di lei
per tutte le umiliazioni che ha subito
per il suo corpo che avete sfruttato
per la sua intelligenza che avete calpestato
per l’ignoranza in cui l’avete lasciata
per la libertà che le avete negato
per la bocca che le avete tappato
per le ali che le avete tagliato
per tutto questo
in piedi, Signori, davanti ad una Donna.
E non bastasse questo
inchinatevi ogni volta che vi guarda l’anima
perché Lei la sa vedere
perché Lei sa farla cantare.
In piedi, Signori, ogni volta che vi accarezza una mano
ogni volta che vi asciuga le lacrime
come foste i suoi figli
e quando vi aspetta
anche se Lei vorrebbe correre.
In piedi, sempre in piedi, miei Signori
quando entra nella stanza e suona l’amore
e quando vi nasconde i dolore e la solitudine
e il bisogno terribile di essere amata.
Non provate ad allungare la vostra mano per aiutarla
quando Lei crolla sotto il peso del mondo.
Non ha bisogno della vostra compassione.
Ha bisogno che voi
vi sediate in terra vicino a Lei
e che aspettiate che il cuore calmi il battito
che la paura scompaia
che tutto il mondo riprenda a girare tranquillo
e sarà sempre Lei ad alzarsi per prima
e a darvi la mano per tirarvi su
in modo da avvicinarvi al cielo
in quel cielo alto dove la sua anima vive
e da dove, Signori, non la strapperete mai.


Anonimo

Questi versi sono stati erroneamente attribuiti a Shakespeare, purtroppo non si conosce l'autore, ma le parole sono significative.


Voce: Arturo Delogu

Video credit Arturo Delogu caricato su YouTube



Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne: un po' di storia


Articolo da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

La Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne è una ricorrenza istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999. L'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha designato il 25 novembre come data della ricorrenza e ha invitato i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG a organizzare attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica in quel giorno.

L'Assemblea Generale dell'ONU ha ufficializzato una data che fu scelta da un gruppo di donne attiviste, riunitesi nell'Incontro Femminista Latinoamericano e dei Caraibi, tenutosi a Bogotà nel 1981.

Questa data fu scelta in ricordo del brutale assassinio nel 1960 delle tre sorelle Mirabal considerate esempio di donne rivoluzionarie per l'impegno con cui tentarono di contrastare il regime di Rafael Leónidas Trujillo (1930-1961), il dittatore che tenne la Repubblica Dominicana nell'arretratezza e nel caos per oltre 30 anni. Il 25 novembre 1960, infatti, le sorelle Mirabal, mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio di informazione militare. Condotte in un luogo nascosto nelle vicinanze furono torturate, massacrate a colpi di bastone e strangolate, per poi essere gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente.

In Italia solo dal 2005 alcuni centri antiviolenza e Case delle donne hanno iniziato a celebrare questa giornata. Ma negli ultimi anni anche istituzioni e vari enti come Amnesty International festeggiano questa giornata attraverso iniziative politiche e cultura.

Nel 2007 100.000 donne (40.000 secondo la questura) hanno manifestato a Roma "Contro la violenza sulle donne", senza alcun patrocinio politico. È stata la prima manifestazione su questo argomento che ha ricevuto una forte attenzione mediatica, anche per le contestazioni che si sono verificate a danno di alcuni ministri e di due deputate.

Dal 2006 la Casa delle donne per non subire violenza di Bologna promuove annualmente il Festival La Violenza Illustrata, unico festival nel panorama internazionale interamente dedicato alla Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Ormai centinaia di iniziative in tutta Italia vengono organizzate in occasione del 25 novembre per dire no alla violenza di genere in tutte le sue forme.

Questo articolo è pubblicato nei termini della GNU Free Documentation License. Esso utilizza materiale tratto da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


giovedì 24 novembre 2016

Citazione del giorno


"Nessuno è di fronte alle donne più arrogante, aggressivo e sdegnoso dell'uomo malsicuro della propria virilità."

Simone de Beauvoir


Maltempo: alcuni video dalla rete


Ogni volta che piove, ci sono danni e pericolo per le persone. Va bene che ci sono fenomeni estremi, ma la cura del territorio è molto scarsa e soprattutto, tante tragedie sono evitabili. Vi mostro alcuni video dal noto portale YouReporter.

Situazione Sangone, Bruino ore 15:30



Video credit Filippobolognesi caricato su YouReporter

Lungo Dora Firenze a Torino ore 13.30



Video credit luca70000 caricato su YouReporter




Appello dall'Argentina al mondo verso le giornate di lotta contro le violenze di genere del 25 e 26 novembre



Articolo da DinamoPress

Il 25 novembre noi donne rivendicheremo il nostro tempo, smetteremo di fare ciò che ci viene imposto per dedicarci a quel che desideriamo fare. Incontrarci, pensare assieme, prendere parola, occupare le strade, le piazze, appropriarci dello spazio pubblico e trasformarlo in uno spazio di accoglienza e di libertà di movimento per tutte. Metteremo in pratica la nostra utopia antipatriarcale. Per scongiurare la paura, per rendere visibile ciò che non siamo più disposte a sopportare e potenziare la nostra forza in ogni territorio. Per creare legami di solidarietà, reti di autotutela e cura tra di noi. Non vediamo nell'altra accanto a noi una rivale, come vorrebbe il patriarcato, ma piuttosto una compagna: diventiamo complici l'un l'altra creando una insolita alleanza.

Noi ci organizziamo: per questo il 25 novembre, qui e in tutto il mondo, ci riuniremo ed organizzeremo in molteplici e differenti forme: assemblee popolari, radio aperte, escraches, lezioni pubbliche, interruzione delle attività nei luoghi di lavoro, interventi artistici e politici nello spazio urbano.


Noi ci organizziamo e la nostra organizzazione è globale. Il 25 novembre confluiremo tutte assieme in una mobilitazione che connette Ciudad Juarez con Mosca, Guayaquil con Belfast, Buenos Aires con Seul e Roma. Questa articolazione nasce con lo sciopero delle donne, inaugura il nostro ottobre rivoluzionario e si proietta verso lo sciopero globale delle donne del prossimo 8 marzo.

Continua la lettura su DinamoPress


Fonte: DinamoPress


Autore: 
NiUnaMenos - traduzione a cura di DinamoPress


Licenza: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 3.0 Italia.


Articolo tratto interamente da DinamoPress


C'è chi dice NO! - Manifestazione nazionale


Articolo da Zeroviolenza

Domenica 27 novembre 2016, ore 14
Roma - Piazza della Repubblica

In piazza a Roma il popolo del NO con una grande Manifestazione Nazionale alle 14 da Piazza della Repubblica fino a Piazza del Popolo con un concerto degli artisti per il NO.


IL CONCERTO
Al concerto parteciperanno Andrea Rivera, Pierpaolo Capovilla, i 99 Posse, The Bluesbeaters, Jovine, gli Assalti Frontali, MauMau, Daniele Sepe, Michele Riondino, Claver Gold, Iceone e Don Diegoh, Rugantino e Rasta Blanco de “Radici nel Cemento”, Kento, O’Rom, Oyoshe & The wazers, Nadar Solo, Chop Chop Band, E’Zezi, Pepp-Oh & The BabeBand, Inna Cantina con la presentazione di Lampa Dread.

QUI la mappa dei bus e delle partenze previste da tutta Italia

LA MANIFESTAZIONE
In prima fila ci saranno il Comitato romano per il NO alla riforma costituzionale, i movimenti ambientali e contro le grandi opere (No tav, no grandi navi, trivelle zero, stop biocidio), gli studenti per il NO, i lavoratori, i movimenti di lotta per il diritto all’abitare.

QUI le adesioni
“Per la prima volta in questa lunga campagna referendaria il Popolo del NO prende parola“ – afferma Lorenzo, 27 anni, di Roma – “Renzi fa finta che il NO sia un’accozzaglia di vecchi parrucconi e riciclati della politica. Siamo stati nei mercati, nelle scuole e nei centri impiego a fare campagna, dietro questo NO c’è tanto altro. Il 27 in piazza a Roma ci saranno tutte queste voci che non sono ancora emerse in questo dibattito referendario. Questo referendum non è del cambiamento del SI contro la conservazione del NO, ma degli interessi dei poteri forti contro quelli dei tanti: delle 5 milioni di persone in soglia povertà, dei senza casa, dei risparmiatori truffati, dei giovani che scappano dall’Italia”.

Continua la lettura su Zeroviolenza


Fonte: Zeroviolenza

Autore: 
Zeroviolenza 


Licenza: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale


Articolo tratto interamente da Zeroviolenza