martedì 30 settembre 2014

La tua opinione su...


In questi giorni si parla di Jobs Act e diritti dei lavoratori. Io non credo molto ai sondaggi dei mass media tradizionali e lancio uno libero, in questo blog.

Visto l'importanza del tema, invito tutti a linkare e far girare questo sondaggio, attraverso i vostri blog e sui diversi social network.



Proverbio del giorno


La miglior cautela di un popolo libero è di non credere ad alcun tiranno.
 
 

L'uomo che piantava gli alberi: recensione del film



L'uomo che piantava gli alberi (L'homme qui plantait des arbres) è un film d'animazione del 1987 diretto da Frédéric Back.

Trama

Il film inizia con il racconto del protagonista che fa un'escursione sulle montagne in un zona di villaggi abbandonati o caduti in disgrazia, durante la ricerca di un riparo per la notte incontra Elzéard Bouffier con il suo cane e il suo gregge, che gli offre ospitalità nella sua casa.

Il protagonista imparerà a conoscere e apprezzare il segreto dell'uomo, che si era ritirato per una vita solitaria in montagna dopo la morte del figlio e della moglie, egli pianta alberi lungo quelle montagne desolate e tristi.

Il viaggiatore torna ogni anno ad incontrare Elzéard Bouffier, interrotto nelle sue visite solo dalla prima e seconda guerra mondiale.

Ben presto gli alberi piantati dal saggio pastore ricoprono le montagne, facendo resuscitare la natura e gli abitati abbandonati dall'uomo.

Elzéard Bouffier muore nel 1947 ma la sua opera ha reso felice gli uomini e la natura di quelle montagne.

Curiosità sul film

Il film è basato sul racconto omonimo di Jean Giono.

Questo articolo è pubblicato nei termini della GNU Free Documentation License. Esso utilizza materiale tratto da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Hong Kong: ecco alcune riflessioni

Unbrella Revolution -Hong Kong

Articolo da China Files

Qualche riflessione sulle proteste in corso a Hong Kong: come si sono organizzati i manifestanti, quali le rivendicazioni di massima, cosa pensa e quali potrebbero essere le risposte di Pechino. E da che parte sta, chi a a Hong Kong fa girare i soldi.

Che sia per il sole, o per le piogge improvvise causate dal clima volubile dell’ex colonia, a Hong Kong è un classico uscire di casa, portandosi sempre un ombrello. Se poi scatta la protesta e bisogna difendersi dagli spray urticanti o dai manganelli della polizia, ecco che l’ombrello diventa ben presto il simbolo della mobilitazione. I loghi dell’«umbrella revolution» cominciano a spuntare on line, a getto continuo. Ne ha lanciato uno anche Ai Weiwei, su Twitter.

Ombrelli che ricalcano la bandiera di Hong Kong e tengono a debita distanza alcune stelline: un riferimento neanche troppo velato alla Cina. Nell’era della condivisione forzata sui social network, ogni protesta ha bisogno del suo brand e gli iper tecnologizzati studenti - e liberi di informarsi, poiché ad Hong Kong non vige la censura on line di Pechino - dell’ex colonia britannica lo sanno bene. Hanno visto on line le rivolte e le primavere arabe, hanno compreso l’importanza di attirare l’attenzione della stampa internazionale.

E hanno saputo muoversi a proprio agio sulle strade, fronteggiare la polizia, diramare comunicati piuttosto chiari circa le proprie richieste e infine, una volta calata la tensione, dormire per terra e ripulire la zona, poco prima di ricominciare le manifestazioni. Hanno conquistato un pubblico occidentale desideroso di proiettarsi in altri mondi per trovare un po’ di vitalità e hanno saputo tenere un comportamento rigoroso, nonostante agli organizzatori sia scappata ben presto di mano l’intera mobilitazione. Mentre scriviamo la notte cala a Hong Kong, nugoli di manifestanti e poliziotti dormiranno un’altra notte di strana vicinanza, dopo il confronto per strada (meno cruento rispetto al week end).

È una questione locale, per ora. Pechino non è intervenuta, ma ha fatto ampiamente capire che lo spazio di manovra sarà sottile, quasi nullo. E oggi si ricomincia, con le scuole, banche e negozi ancora chiusi. Uno dei mercati finanziari più importanti al mondo è dunque bloccato: perché?

La composizione della protesta
Cosa vogliono gli studenti? E soprattutto chi era in piazza in questi giorni e cosa potrebbe succedere nelle prossime ore? Occupy Central è un movimento nato tempo fa. Ha una natura studentesca e ha saputo trovare l’appoggio anche di attivisti più anziani (alcuni hanno partecipato anche alle proteste in Cina nell’89) e degli insegnanti. Una mobilitazione che ha un obiettivo ben preciso: ottenere per le elezioni del 2017 un vero suffragio universale. Si tratta di una richiesta che ha allargato ben presto il fronte della protesta, con rappresentanti della classe media di Hong Kong, da sempre ostili nei confronti di Pechino, a popolare le fila dei manifestanti.

Pechino ha infatti promesso il suffragio universale, per l’elezione del chief executive (il primo ministro, attualmente votato da un comitato di 1200 grandi elettori) nel 2017, ma si potrà votare solo una rosa ristretta di nomi, scelti proprio da Pechino. Per il Partito comunista è il massimo della concessione possibile: elezioni sì, ma di chi viene deciso dalla Cina.[/do] Su questa protesta si è innervato anche il tradizionale sentimento anti cinese della popolazione di Hong Kong, ormai insofferente all’atteggiamento dei tanti ricconi cinesi (definiti «cavallette» dalla stampa locale) che arrivano sull’isola a comprare, disturbare e muoversi nel consueto modo, poco educato secondo certi canoni «british» ancora presenti nell’isola.

Ma non è tutto: nella giornata di domenica ad aggiungersi agli studenti sono arrivati anche i lavoratori. Alcuni sono in sciopero, come quelli di una fabbrica della Coca Cola, altri fanno parte dei battaglieri sindacati anti Pechino. Al momento le loro rivendicazioni non hanno spostato l’asse tutto politico (una richiesta di generica «democrazia»), ma è chiaro che sotto la protesta di un movimento composito e complesso, covano anche le gravi ingiustizie sociali create dal fatto che Hong Kong è il principale punto di ingresso dei capitali in Cina.

Un periplo di affari e consuetudini che ha portato a gentrification, sfruttamento e profonde ineguaglianze. Cosa potrebbe succedere ora, con le acque più calme rispetto alla giornata di domenica? Si attendono nuove mobilitazioni e all’orizzonte si profila già un appuntamento particolarmente importante: il primo ottobre, il giorno in cui la Cina festeggia la nascita della Repubblica Popolare. Ad ora la certezza è che i tradizionali fuochi d’artificio di «festa» sono stati aboliti. Sarà un test per tutti: studenti, lavoratori, popolazione di Hong Kong e naturalmente, Pechino.

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Fonte: China Files

Autore: Simone Pieranni

Licenza: Licenza Creative Commons

Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported.

Articolo tratto interamente da China Files

Photo credit bluuepanda caricata su Flickr - licenza foto: Creative Commons

Jobs Act: nuovo sfruttamento del lavoro



Articolo da Megachip.info

di Midnight Rider

Quando avevo 20 anni mollai l'università. Per due settimane. Volevo guadagnarmi da vivere, disporre di soldi da spendere senza chiedere niente a nessuno. Mia madre piangeva ogni giorno, neanche mi fosse stato diagnosticato un male incurabile.
Mentre cercavo lavoro su un giornale di annunci, risposi a un'inserzione in cui si offriva un lavoro di facile distribuzione e si promettevano ottimi guadagni. Mi presentai al colloquio e mi trovai di fronte una tipa loschissima di Roma, tale signora Lucia, e un cretino azzimato di Milano, tale signor Gianni, che si spacciava per ex dirigente Fininvest.
Benché fossi giovane e relativamente inesperto, la faccenda puzzava di bruciato in maniera nauseante. Ad ogni angolo della stanzetta in cui si tenevano i colloqui, all'interno di un anonimo edificio di periferia, si accendeva un neon con la scritta "inculata imminente", tanto più che i reclutatori cercavano di lusingarmi con il fatto che la mia maturità classica (la "formazione umanistica" come l'aveva mellifluamente definita quella furbacchiona di Lucia) si sarebbe rivelata preziosa per l'espletamento delle mie mansioni lavorative. In sostanza si trattava di vendite porta a porta. Ogni settimana la tipologia di merce cambiava: libri di cucina, favole, pubblicazioni di storia, gadget di nessuna utilità e paccottiglia varia.
Il compenso era garantito su base statistica. La garanzia era rappresentata da un grafico tracciato su un foglio di carta. Puntava radiosamente verso l'alto.
Gianni & Lucia ti fornivano il materiale da smerciare e sulla base delle vendite realizzate il vucumprà "local" percepiva una percentuale, forse in nero forse con ritenuta d'acconto, non ricordo. Fissavano degli improbabili obiettivi di vendita denominati "Campana" e "Campanaccio" il cui raggiungimento ti avrebbe regalato un misero bonus. Benzina, macchina, pasti, umiliazioni e minacce fisiche da parte di potenziali clienti non così potenziali erano a carico mio.
Feci un giorno di "lavoro" assieme a due tipi il cui sogno - indotto - era "diventare imprenditori" e aprire la loro filiale di distribuzione. Erano due ragazzi della mia età il cui obiettivo era sfruttare a loro volta il business del porta a porta. A sentire Gianni & Lucia (chissà come si chiamavano davvero) «diventare imprenditori di sé stessi» era una cosa da niente, e loro ne erano la testimonianza diretta.
Intanto i due poveri cristi che mi scarrozzavano in giro a spese loro (io ero in prova) si smazzavano i soldi guadagnati con i lavori precedenti.
Correva l'anno 1998 e la crisi era ancora inimmaginabile al nord. Un lavoro in fabbrica o nel terziario non si negava a nessuno.
Magari un giorno scriverò qualcosa su quelle poche e interminabili ore passate a fare il porta a porta. Fatto sta che al termine della giornata (alquanto istruttiva, a dire il vero) ho deciso di reiscrivermi all'università, con grande gioia da parte di mia madre. Sono stato il primo del mio corso a terminare gli studi.

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Fonte: Megachip.info


Autore: Midnight Rider  

Licenza: Copyleft


Articolo tratto interamente da Megachip.info

 

Contraddizioni


"Contraddizione nel modo capitalistico di produzione: i lavoratori in quanto compratori della merce sono importanti per il mercato. Ma in quanto sono venditori della loro merce – la forza-lavoro – la società capitalistica ha la tendenza a costringerli al minimo del prezzo.
Ulteriore contraddizione: le epoche in cui la produzione capitalistica mette in campo tutte le proprie potenze, si dimostrano regolarmente epoche di sovraproduzione; perché le potenze della produzione non possono mai essere impiegate in modo che non soltanto si possa produrre più valore, ma anche realizzarlo; la vendita delle merci, il realizzo del capitale-merce, dunque anche del plusvalore, è tuttavia limitata non dai bisogni della società in generale, ma dai bisogni di consumo di una società in cui la grande maggioranza è sempre povera e deve sempre rimanere povera."

Karl Marx

Tratto da | Il Capitale di Karl Marx

Vi segnalo (post interessanti da altri blog)


Oggi vi consiglio:

Pd: meno articolo 18, più imprenditori. Renzi rompe coi ‘vecchi’. E D’Alema attacca tratto da Il Fatto Quotidiano

La mozione sul Jobs Act passa con 130 voti favorevoli, 11 astenuti e 20 contrari.

Sotto il vestito... Silvio tratto da I diari dello scooter

Invito a leggere questo post.

Jobs Act, Renzi a sorpresa: Bersani ha ragione tratto da Cat so Infelix

Un po' di satira non guasta mai.


lunedì 29 settembre 2014

Sostieni il Copyleft: banner per i vostri blog


Avevo lanciato un appello in questo post e oggi vi mostro i loghi creati per questa iniziativa. Ringrazio l'amico Xavier per l'adesione e la realizzazione di questi fantastici banner.

 Che cosa aspettate, se anche voi credete in un nuovo concetto di copyright e nella libera circolazione delle idee, sostenete il Copyleft e prelevate uno di questi banner.
 Banner realizzato da Xavier
 
 

 Banner realizzato da Xavier
 
 
 

Erutta il vulcano Ontake: vittime e feriti

Mount Ontake from Mount Norikura s2

Articolo da Befan.it

Sono stati circa 300 gli escursionisti che sabato 27 settembre si sono trovati colti di sorpresa dall’improvvisa furia del vulcano Ontake, svegliatosi dal suo sonno senza avvisaglie che potessero mettere in allarme. Da quel giorno l’attività eruttiva si è fatta sempre più intensa, tanto che la cenere presente in zona ha superato un metro e mezzo e a 3 chilometri di distanza è già possibile cogliere i primi segni di devastazione.

Secondo gli esperti l’esplosione, definita “idrovulcanica”, si è verificata a causa dell’alta pressione esercitata dal vapore acqueo, quest’ultimo generato dal riscaldamento della falda.
L’ultima eruzione dell’Ontake, il secondo vulcano del Giappone con i suoi 3.067 metri, si era verificata 7 anni fa ma, per trovare un’attività così violenta è necessario risalire fino al 1979.

Il numero dei morti, intanto, sta salendo di ora in ora; dalle prime notizie sembrava che le persone decedute fossero solamente 4, mentre un ultimo aggiornamento parla di 10 morti.
Oltre a 26 persone in arresto cardiaco e respiratorio e a 63 feriti, mancano all’appello numerosi dispersi, anche se non è stato possibile stabilire un numero esatto.

Continua la lettura su Befan.it


Fonte: Befan.it



Autore: redazione Befan.it


Licenza: Licenza Creative Commons
Quest' opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia.


Articolo tratto interamente da Befan.it

Photo credit Alpsdake (Own work) [CC-BY-SA-3.0], via Wikimedia Commons

Paesaggi autunnali


Autumne sky from deloprojet on Vimeo.

Photo e video credit deloprojet caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons

I colori dell'autunno


Autumn from Thomas Rasel on Vimeo.

Photo e video credit  caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons


Post originale pubblicato il 22 settembre 2013




Immagine del giorno

I colori dell'autunno

I colori dell'autunno

Photo credit BORGHY52 caricata su Flickr - licenza foto: Creative Commons

Io qui vagando di Giacomo Leopardi

Io qui vagando

Io qui vagando al limitare intorno,
Invan la pioggia invoco e la tempesta,
Acciò che la ritenga al mio soggiorno.

Pure il vento muggia nella foresta,
E muggia tra le nubi il tuono errante,
Pria che l'aurora in ciel fosse ridesta.

O care nubi, o cielo, o terra, o piante,
Parte la donna mia: pietà, se trova
Pietà nel mondo un infelice amante.

O turbine, or ti sveglia, or fate prova
Di sommergermi, o nembi, insino a tanto
Che il sole ad altre terre il dì rinnova.

S'apre il ciel, cade il soffio, in ogni canto
Posan l'erbe e le frondi, e m'abbarbaglia
Le luci il crudo Sol pregne di pianto.

Giacomo Leopardi

Nuovo regolamento Agcom: rinvio alla Corte Costituzionale



Articolo da PuntoInformatico.it

Roma - I giudici del Tribunale amministrativi (TAR) del Lazio hanno sospeso il giudizio sul Regolamento Agcom: il Collegio ritiene di dover sottoporre alla Corte Costituzionale la questione di "illegittimità del regolamento dell'Agcom impugnato con il ricorso".

Al centro della decisione, la legittimità costituzionale del quadro normativo sulla cui base l'Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni ha emanato il discusso Regolamento sulla tutela del diritto d'autore online: a metterla in dubbio sono Anso, Femi, Open Media Coalition ed Altroconsumo. L'obiettivo dichiarato è quello di ricondurre in un alveo di maggiori tutele per i cittadini della Rete il Regolamento che dà all'Authority poteri di agire sui contenuti online in nome della proprietà intellettuale.

In generale, poi, la questione riguarda i limiti costituzionali che la tutela del diritto d'autore online dovrebbe incontrare: il dubbio è legato all'attribuzione ad un'Autorità amministrativa come Agcom del potere di ordinare la rimozione di certi contenuti pubblicato online o di ordinare ai provider di bloccare il traffico diretto verso un determinato sito internet. Difatti, questa delega avviene tramite un provvedimento amministrativo che potrebbe non rispettare le tutele necessarie a garantire la compatibilità con la libertà di manifestazione del pensiero sancita dall'art. 21 della Costituzione.

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Fonte: PuntoInformatico.it


Autore: Claudio Tamburrino

Licenza: Licenza Creative Commons
Questo opera è distribuito con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 2.5 Italia.


Articolo tratto interamente da PuntoInformatico.it

venerdì 26 settembre 2014

Citazione del giorno


"Io amo la semplicità che si accompagna con l’umiltà. Mi piace la gente che sa ascoltare il vento sulla pelle, sentire gli odori delle cose, catturarne l’anima. Perché lì c’è verità, lì c’è dolcezza, lì c’è sensibilità, lì c’è ancora amore."

Alda Merini
 
 

mercoledì 24 settembre 2014

Aiuto grafico: iniziativa sostieni il Copyleft



"Il copyleft ha lo scopo di incoraggiare le persone a cooperare e ad aiutarsi reciprocamente, e a dare a tutti la stessa libertà."

Richard Stallman
 
 
Questo blog sostiene il Copyleft e la libera circolazione delle idee. Invito tutti gli amici amanti della grafica a creare un banner da inserire in tutti i blog, che amano questo concetto di libertà.

Se qualcuno è interessato, basta lasciare un commento in questo post oppure contattarmi via e-mail su Contatti.


Lavoro: una storia che fa riflettere


Articolo da L'isola dei cassintegrati

Voglio raccontarvi una storia in cui, sono certo, molti di voi si riconosceranno. Il motivo per cui devo raccontarla io, anziché farla scrivere a chi l’ha vissuta in prima persona – come si è fatto per tutta la campagna #tivendibenetu sulle condizioni di lavoro e di vita dei giovani precari – beh, il motivo lo capirete fra poche righe.

Pochi giorni fa ho rivisto un amico che non vedevo da un po’. Entrambi lavoriamo molto e si fa fatica a incontrarsi, ma delle volte ci si riesce. Dopo i mesi e gli anni a cercare borse di studio, tirocini, erasmus placement e cose di questo tipo, finalmente Mario (nome di fantasia) è riuscito a trovare un lavoro per lo meno in linea con ciò per cui si è laureato e per cui ha viaggiato mezzo mondo collezionando stage di alto livello. Mario, come me, si avvicina ai 30 anni.

Dalle poche volte che ci siamo visti ho intuito che il lavoro che fa adesso è piuttosto duro, soprattutto per quanto riguarda gli orari di lavoro, che si dilatano ben oltre il timbro del cartellino. Ma questa è una cosa molto comune fra i miei coetanei, in ogni tipo di lavoro, per cui non mi sono scandalizzato. Certo, vederlo stanco morto ogni sera, le poche, che siamo riusciti a vederci, mi ha fatto pensare. D’altra parte, quasi sempre ero più stanco di lui.

Dicevo, pochi giorni fa ci siamo rivisti. “Passo a prenderti?”, gli dico. “Sarà meglio di sì perché mi sono rotto una gamba”, mi risponde. Nulla di grave, scoprirò poi: Mario ha la caviglia del piede sinistro rotta, e ora è fasciata stretta e steccata. Il medico gli ha dato un mese di prognosi e una scarpa speciale che dà molta difficoltà a camminare ma che permette a Mario di non dover usare le stampelle.

Mentre andiamo verso il solito bar, camminando piano, gli chiedo se gli faccia molto male. Risponde di no, non troppo. Poi inizia a parlare e mi spiega di essere preoccupato. “Io avrei voluto davvero non farli ‘sti 30 giorni di malattia, ho provato a rifiutarli ma per legge sono obbligato a non andare al lavoro”, spiega. Non riesco a capire dove voglia andare a parare, ma lo scoprirò presto.

Già, perché Mario ha un contratto determinato di un anno, un gradino sopra il contratto a progetto ma non certo il paradiso. Il suo contratto, però, rientra in una categoria particolare che gli dà alcune tutele in più. Fra queste, appunto, tutti quei giorni di malattia. Che forse, almeno paragonati all’entità del danno sono pure esagerati (ma io non sono certo un medico, e neanche Mario lo è).

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Fonte: L'isola dei cassintegrati


Autore: Michele Azzu 

Licenza: Licenza Creative Commons
Quest' opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 2.5 Italia.


Articolo tratto interamente da L'isola dei cassintegrati

Colori dall'Europa


Colors of Europa from Daniel Santos on Vimeo.


Photo e video credit Daniel Santos caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons

Oporto


Timelapse - O'Porto from ptimelapse on Vimeo.

Photo e video credit ptimelapse caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons

Proverbio del giorno

 
 
Chi pianta spine non si aspetti di raccogliere rose.

Proverbio arabo
 
 

Solo per oggi gratis su Giveaway of the Day - EaseUS Todo Backup Home 7.0


Oggi il sito Giveaway of the Day offre per ventiquattro ore, un top software per il backup. Vi ricordo di leggere le condizioni e l'uso nel sito, inoltre nel readme scaricato troverete le spiegazioni per l’attivazione.

Note sul software

Troverete i dettagli delle funzioni a questo indirizzo:

http://www.easeus.com/backup-software/tb-home.html


Sito web: Giveaway of the Day

Pagina download qui



martedì 23 settembre 2014

Estremamente breve...


"Estremamente breve e travagliata è la vita di coloro che dimenticano il passato, trascurano il presente, temono il futuro: giunti al momento estremo, tardi comprendono di essere stati occupati tanto tempo senza concludere nulla."

Seneca

 
 
 
Seneca

Lavoro: addio ai diritti

Dignità

Articolo da Il Corsaro - l'altra informazione

La Costituzione è entrata nelle fabbriche e nelle aziende in modo dirompente, e ora rischia di uscirne in punta di piedi. Erano gli anni Sessanta e Settanta, quando i lavoratori si ribellarono all’arroganza e alla volgarità del potere, che subivano quotidianamente e, rendendosi protagonisti nel sindacato, cambiarono le sorti di questo Paese. Con l'astensione del PCI, che lo riteneva uno strumento debole, fu approvato lo Statuto dei lavoratori, legge 300 del 20 maggio 1970. Fu una rivoluzione copernicana: al centro delle fabbriche e delle aziende c'era il lavoratore, con i suoi diritti e la sua dignità. Ora, nel silenzio generale, tutto questo sta per essere spazzato via. Le lavoratrici e i lavoratori si sentono deboli e, con la loro debolezza, contribuiscono e hanno contribuito in questi anni ad alimentare la crisi del sindacato, che ha subito inerme la trasformazione del quadro politico italiano di fine anni Ottanta, quando i partiti scomparivano e l'introduzione di norme europee stava trasformando l'economia. 

 Contro l'ideologia che risiede tutta in questo governo, nei giullari che lo sostengono e nei falchi come Sacconi e Brunetta che in questi anni hanno distrutto il diritto del lavoro, c'è da chiedersi: “tu da che parte stai? Dalla parte dei diritti e della giustizia sociale oppure dalla parte del lavoro senza tutele?”. Quello che sta accadendo non è la modernizzazione; è, anzi una restaurazione senza precedenti. La restaurazione dei rapporti di potere tutti sbilanciati a favore delle aziende, di meccanismi di controllo persuasivi che utilizzano le persone come oggetti. Non siamo di fronte alla cancellazione di norme, ma all'accantonamento della dignità delle persone.
 

Continua la lettura su Il Corsaro - l'altra informazione



Fonte: Il Corsaro - l'altra informazione


Autore:
Angelo Buonomo



Licenza:
Quest' opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia.



Articolo tratto interamente da
Il Corsaro - l'altra informazione

 
 
Photo credit Alberto caricata su Flickr - licenza foto: Creative Commons

 

Zabriskie Point: recensione del film

Zabriskie badlands (2)

Zabriskie Point è un film del 1970 diretto da Michelangelo Antonioni.

Trama

In un campus universitario di Los Angeles è in corso un'assemblea di studenti; i giovani stanno discutendo sulle azioni rivoluzionarie da intraprendere. Mark partecipa per la prima volta all'assemblea, e non ne sembra molto contento. Improvvisamente, chiede la parola e, prendendo spunto da un intervento precedente, si fa beffe del consesso dichiarandosi disposto a morire, ma non di noia. Quindi abbandona l'aula, tra la disapprovazione generale degli astanti che bollano il suo atteggiamento come "individualista" e pertanto anti-rivoluzionario.

Nell'atrio del grattacielo di una grossa azienda (la Sunnydunes Development), nei quartieri alti di Los Angeles, Daria, una studentessa che per guadagnare qualche soldo vi lavora come segretaria part-time, chiede all'addetto alla sicurezza di poter recuperare un libro che ha dimenticato.

Qualche giorno dopo Morty, il compagno di stanza di Mark, viene arrestato mentre partecipa a una protesta. Mark si reca in centrale per pagargli la cauzione ma risponde male a un poliziotto, che arresta anche lui seduta stante. All'agente che prende le sue generalità dice di chiamarsi Karl Marx, nome che il poliziotto, non avendolo mai sentito nominare prima, annota diligentemente come "Carl Marx" sul formulario della polizia. Una volta rilasciati, i due amici si recano in un'armeria gestita da bianchi razzisti, e fingendosi giovani pronti a difendere le proprie donne dai negri, riescono entrambi a comprare delle armi anche senza le verifiche legali di rito, con la compiacenza dei proprietari.

Intanto, alla Sunnydunes, il dirigente di successo Lee Allen assiste alla proiezione della prossima campagna pubblicitaria dell'azienda: un villaggio di imminente costruzione nel deserto californiano. Invece che attori, appaiono sullo schermo manichini vestiti da mogli, mariti, figli. Persino gli animali sono finti. Subito dopo Lee riceve, sulla linea privata, una telefonata di Daria che dice di trovarsi nel deserto californiano, in cerca di un villaggio dove un suo amico raccoglie bambini disadattati; la ragazza elude i tentativi del capo di localizzarla e gli dice che si rivedranno direttamente a Phoenix. Il dialogo lascia intuire - senza mai esplicitarlo - l'esistenza di un rapporto non solo di lavoro fra i due.

Nel frattempo, Mark si reca al campus occupato dagli studenti; dopo l'intervento della polizia per sedare la rivolta, uno studente e un poliziotto vengono uccisi. Non è chiaro chi abbia sparato all'agente. Mark ha con sé la pistola, nascosta in uno stivaletto. Per non essere arrestato, scappa cercando di far perdere le proprie tracce. Non torna alla sua automobile ma prende un autobus per Hawthorne, dove, dopo aver appreso per telefono da Morty che il suo volto è apparso in televisione, entra in un aeroporto privato e si mette alla guida di un monoplano. Direzione: il deserto.

Daria sta guidando con la sua macchina (una Buick degli anni cinquanta) dalla California in direzione di Phoenix, nel confinante Arizona, per recarsi all'appuntamento di lavoro con Lee, nella sua villa dove sono stati invitati dei clienti per chiudere la trattativa della Sunnydunes. La vecchia Buick viene individuata da Mark, che comincia a volteggiarle sopra e quindi scende sorvolandola ripetutamente a pochi metri d'altezza. Daria, divertita, esce dalla macchina. Mark così si accorge che è una ragazza.

In ricordo di Giancarlo Siani



“Puoi cadere migliaia di volte nella vita, ma se sei realmente libero nei pensieri, nel cuore e se possiedi l’animo del saggio potrai cadere anche infinite volte nel percorso della tua vita, ma non lo farai mai in ginocchio, sempre in piedi”.

Giancarlo Siani

Giancarlo Siani (Napoli, 19 settembre 1959 – Napoli, 23 settembre 1985) è stato un giornalista italiano, assassinato dalla camorra.

lunedì 22 settembre 2014

Quando un lavoratore muore, non fa notizia


Stamane in un'azienda di Adria, in provincia di Rovigo hanno perso la vita quattro operai e due sono rimasti feriti in modo grave. L'incidente è avvenuto  in una ditta specializzata nel trattamento di rifiuti speciali e la causa dei decessi è dovuta all'inalazione di un mix letale di sostanze chimiche. In queste ore, sono in corso gli accertamenti per capire la dinamica e le responsabilità di qualcuno.

Purtroppo ogni giorno qualche lavoratore non torna più dalle proprie famiglie e perde la vita sul posto di lavoro. In passato ho trattato diverse volte questo tema, ma sembra che non faccia notizia oppure si vuole negare una realtà sotto gli occhi di tutti.

Molte volte la causa può essere una negligenza, ma vi assicuro che a spingere quest’omissione e il ritmo frenetico imposto da molte aziende. In questi giorni si parla del famoso Jobs Act, immaginate quali ripercussioni, può portare anche a livello della sicurezza nei luoghi di lavoro; maggiori ricatti e più rischi.

Il bisogno di portare un tozzo di pane a casa, può spingere chiunque a chiudere non solo un occhio; ma anche due su questioni intransigenti.

In questi anni, si è sempre difeso il capitalismo sfrenato e la finanza mondiale, sulle spalle dei più deboli e poi vogliono raccontarci le favole di crisi generate ad hoc... ma per piacere!

Non ci vuole molto cervello per capire che servono dei nuovi schiavi, pronti a lavorare per pochi soldi e senza tutele.

Una provocazione: a quanto la catena al piede?



Guardare la natura


Look Up from James on Vimeo.

Photo e video credit James caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons


Viaggio nel Tirolo


dolomitenview from photograhp on Vimeo.

Photo e video credit photograhp caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons


Autunno di Guillaume Apollinaire


Autunno

Passano nella nebbia
un contadino e il suo bue,
lentamente nella nebbia d'autunno
che nasconde i poveri tuguri.

E mentre si allontana ,
il contadino canta una canzone triste.
Oh, l'autunno, l'autunno
ha sepolto l'estate!

Passano nella nebbia due figure grigie.

Guillaume Apollinaire

sabato 20 settembre 2014

Immagine del giorno

Monterosso al Mare - panorama

Monterosso al Mare - panorama

Photo credit cavaliereoscurodelweb caricata su Flickr - licenza foto: Creative Commons



L'utopia



"Che valore hanno per te l'utopia, il sogno? Io penso che un uomo senza utopia, senza sogno, senza ideali, vale a dire senza passioni e senza slanci sarebbe un mostruoso animale fatto semplicemente di istinto e di raziocinio, una specie di cinghiale laureato in matematica pura."

Fabrizio De Andrè

Post originale pubblicato il 18 febbraio 2014


giovedì 18 settembre 2014

Notizie dal web

Invito alla lettura di questi articoli.
 
 





Proverbio del giorno

 
Se vuoi cambiare il mondo devi iniziare dal tuo paese.
Se vuoi cambiare il tuo paese devi iniziare dal tuo villaggio.
Se vuoi cambiare il tuo villaggio devi iniziare dalla tua casa.
Se vuoi cambiare la tua casa devi iniziare da te stesso.

Proverbio cinese
 
 

Grecia: la lotta delle 595 lavoratrici addette alle pulizie

Articolo da Comune-info 

di Sonia Mitralia
Hanno sperimentato sulla loro vita il nuovo “ammortizzatore” sociale: otto mesi in mobilità col 75 per cento di uno stipendio di 550 euro. E poi si salvi chi può: tutte e 595 in mezzo alla strada. Che resistenza avrebbero potuto opporre tante donne povere, ignoranti, isolate, invecchiate senza diritti né sindacato? Se erano finite con la scopa in mano, poi, tanto intelligenti non dovevano essere… Si sarebbe aperta così la strada alle misure necessarie a contrastare la crisi: 25 mila nuovi licenziamenti nel settore pubblico per il bene della Grecia e dell’Europa. “Siamo donne delle pulizie, non siamo sceme”, hanno risposto Lisa, Despina, Georgia e le altre. E hanno inventato una resistenza tenace quanto fantasiosa, una lezione politica senza precedenti rivolta non solo alla Troika e ai suoi compari ma anche a chi, tra coloro che si oppongono ai sacrifici umani europei, continua a non considerarle un soggetto capace di decidere come e per cosa lottare. Umiliate per motivi di genere e di classe, picchiate brutalmente dalla polizia, ignorate dai sindacati e dalla sinistra politica, proprio come certi indigeni lontani, hanno dovuto far rumore per farsi ascoltare e crearsi un’immagine per rendersi visibili. Sono le risorse di chi vive in basso, della gente comune, cioè ribelle. Venerdì 22 settembre è la giornata di solidarietà internazionale con le 595 donne delle pulizie licenziate dal ministero delle finanze e da altri uffici pubblici in Grecia.

Licenziate a settembre dello scorso anno, dopo undici mesi di lotta lunga e amara, messe in “mobilità” (essendo state licenziate al termine degli otto mesi previsti dalla normativa), in Grecia 595 donne delle pulizie della funzione pubblica sono diventate il simbolo della più fiera resistenza contro l’austerità.

Avendo avuto il coraggio di battersi contro un avversario tanto forte, il governo di Atene, la Bce, la Commissione e il Fmi, sono diventate una questione politica e leader di tutta la resistenza attuale contro la politica della Troika. E, tuttavia – dopo 11 mesi di lotta, dopo l’enorme sfida che hanno lanciato, dopo essersi trasformate nel principale nemico del governo e della Troika, dopo essere andate oltre l’applicazione delle misure di austerità e dopo una presenza molto veicolata dai media sulla scena politica, queste donne in lotta non vengono ancora considerate un soggetto politico dagli avversari dell’austerità.

Di certo, dall’inizio delle misure imposte dalla Troika, le donne sono scese in piazza in massa e la loro resistenza sembra possedere una dinamica propria e molto specifica, costituisce una lezione politica.

Durante questi quattro anni di politiche di austerità, anni che hanno trasformato la Grecia in un disastro sociale, economico e soprattutto umano, si è parlato molto poco della vita delle donne, e ancora meno delle loro lotte contro le imposizioni della Troika. Per questo l’opinione pubblica ha accolto con stupore questa lotta esemplare, condotta esclusivamente da donne. Ma è veramente una sorpresa? Le donne hanno partecipato in massa ai 26 scioperi generali greci. Durante il movimento degli indignati, hanno occupato le piazze, si sono accampate e hanno lottato. Si sono mobilitate in prima linea anche nella occupazione e autogestione della ERT (l’azienda radiotelevisiva pubblica).

Sono state ancora le donne, e in maniera veramente esemplare, l’anima delle assemblee durante lo sciopero della scuola e dell’università, e poi lo sono state nella lotta contro la “mobilità”, vale a dire contro il licenziamento, dopo otto mesi con il 75 per cento del salario. Venticinquemila dipendenti pubblici, in maggioranza donne, sono vittime dei tagli dei servizi pubblici. Le donne rappresentano poi la schiacciante maggioranza (95 per cento) del Movimento di solidarietà e dei servizi autogestiti che cerca di far fronte alla crisi sanitaria e umanitaria.

La massiccia partecipazione delle donne ai movimenti di resistenza contro la distruzione dello stato sociale, attraverso le politiche di austerità, dunque, non è una sorpresa e non è casuale: in primo luogo, è ben noto, perché le donne sono nel mirino delle politiche di austerità. La demolizione dello stato sociale e dei servizi pubblici ha attaccato le loro vite, come per la maggioranza dei dipendenti pubblici ma anche come utenti degli stessi servizi, per questo le donne sono state ancora una volta doppiamente colpite dai tagli.

Di conseguenza, le donne hanno mille ragioni per non accettare la regressione storica della loro condizione, cosa che equivarrebbe a un concreto ritorno al 19° secolo. Certamente, all’inizio le donne non si erano caratterizzate come “soggetto politico”, condividendo le stesse richieste e le stesse forme di lotta degli uomini. Erano sicuramente molte, ma già nella lotta esemplare contro l’estrazione dell’oro nell’area di Skouries, in Calcidia, nel nord della Grecia, quella contro la multinazionale canadese Eldorado, le donne si erano rapidamente distinte per le loro forme di lotta e per la loro radicalità.

E se la stampa e il pubblico non erano consapevoli della ripercussione dell’identità di genere nelle forme di lotta, la polizia lo era. Di fatto, i reparti antisommossa venivano impiegati in particolar modo contro le donne. Una repressione feroce e selettiva, per terrorizzare attraverso loro tutta la popolazione, per schiacciare ogni tipo di disobbedienza e movimento di resistenza. Criminalizzate, incarcerate, le donne sono state vittime di abusi umilianti, anche di natura sessuale, sui loro corpi.

In una seconda fase, poi, le donne hanno espresso iniziative e forme specifiche nelle loro lotte.

Tutto ha avuto inizio quando, per imporre la parte più difficile del suo programma di austerità e portare a termine gli accordi con i creditori, il governo si è concentrato sulle donne delle pulizie del ministero delle finanze e dell’amministrazione tributaria e doganale. Sono state inserite nel meccanismo della “mobilità”, dalla fine di agosto 2013, un fatto che ha comportato che per otto mesi venisse loro corrisposta una cifra pari a tre quarti del loro salario di 550 euro, prima del licenziamento definitivo.

Il governo ha seguito esattamente la stessa strategia utilizzata nella vicenda di Skouries. L’obiettivo era attaccare innanzitutto i più deboli e quelli con minori probabilità di ricevere sostegni, vale a dire le donne delle pulizie. In seguito sarebbe venuto il turno della maggioranza degli impiegati arrivando al licenziamento di 25 mila dipendenti pubblici. Questo è avvenuto in una fase in cui i movimenti di resistenza erano stati colpiti dall’austerità senza fine, erano atomizzati, stanchi, sfiniti, vulnerabili. Il governo riteneva che “questa categoria di lavoratrici”, queste povere donne di “classe sociale bassa”, con salari di appena 500 euro, e neanche molto intelligenti (da qui lo slogan “non siamo stupide, siamo donne delle pulizie”) sarebbero state schiacciate come mosche.

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Fonte: Patas arriba

Traduzione per Comune-info: Massimo Angrisano
 

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Fonte: Comune-info 


Autore:   - traduzione a cura di Massimo Angrisano

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Articolo tratto interamente da
Comune-info

mercoledì 17 settembre 2014

Val Ferret in autunno


Val Ferret in Autumn • Timelapse Movie from Didier Fellay on Vimeo.

Photo e video credit Didier Fellay caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons

I più grandi osservatori astronomici in timelapse


StarryNights - some of the largest observatories in time-lapse from Jan Hattenbach on Vimeo.


Photo e video credit Jan Hattenbach caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons

I cigni selvatici a Coole di William Butler Yeats



I cigni selvatici a Coole

Gli alberi sono nella loro bellezza autunnale,
i sentieri del bosco sono asciutti,
nel crepuscolo di ottobre l'acqua
riflette un cielo immobile;
sull'acqua fra le pietre
ci sono cinquantanove cigni.

È questo il diciannovesimo autunno
da quando la prima volta li contai;
li vidi, prima che finissi il conto,
tutti all'improvviso alzarsi
e disperdersi volteggiando in grandi cerchi spezzati
sulle ali rumorose.

Ammirai quelle splendenti creature
e ora il mio cuore è triste.
Tutto è cambiato da quando io,
ascoltando al crepuscolo
la prima volta, su questa riva,
lo scampagnio delle loro ali sopra il mio capo,
camminavo con passo più leggero.

Instancabili, amata e amante,
remano nelle fredde
correnti amiche o scalano l'aria;
i loro cuori non sono invecchiati;
passione o conquista ancora li accompagna
nel loro errante vagare.

Ma ora si lasciano andare sull'acqua immobile,
misteriosi, stupendi.
Fra quali giunchi costruiranno il nido,
su quale sponda di lago o stagno
incanteranno occhi umani quando al risveglio
un giorno scoprirò che son volati via?

William Butler Yeats

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lunedì 15 settembre 2014

Storia di una ladra di libri: recensione del film



Storia di una ladra di libri (The Book Thief) è un film del 2013 diretto da Brian Percival.

Trama

Il film è ambientato durante la Seconda guerra mondiale. Protagonista della pellicola è la giovane Liesel Meminger, ragazza che viene abbandonata dalla madre e adottata da Hans e Rosa Hubermann. Trasferita in una nuova città, Liesel viene presa in giro perché non sa leggere e l'unico a starle vicino è il suo unico amico Rudy, innamorato di lei. La ragazza, però, anche se non sa leggere, ama follemente i libri e, col tempo, impara a leggere grazie ad Hans.
Con lo scoppio della guerra e con la promulgazione delle leggi razziali la quiete della famiglia viene sconvolta. I Nazisti bruciano tutti i libri che hanno a loro dire "inquinato" la Germania. In tale frangente, si scopre anche che la madre di Liesel è una comunista e proprio per questo ha deciso di abbandonare il paese. Ad aggravare ancora di più la situazione, è l'arrivo di un ebreo di nome Max a casa della famiglia adottiva della ragazza. La famiglia lo accoglie in virtù di una promessa fatta da Hans al padre di Max durante la Prima guerra mondiale ma ovviamente è costretta a tenere la sua presenza segreta.
Max sarà fondamentale per la crescita di Liesel, stimolando la sua creatività.
L'aggravarsi della guerra e i bombardamenti che colpiranno anche la città dove vivono i protagonisti, porterà solo altro dolore nel cuore della protagonista.

Curiosità sul film

La pellicola è la trasposizione cinematografica del romanzo La bambina che salvava i libri di Markus Zusak, scritto nel 2005.

Questo articolo è pubblicato nei termini della GNU Free Documentation License. Esso utilizza materiale tratto da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


La speranza di Emily Dickinson



La speranza

La speranza è un essere piumato
che si posa sull’anima,
canta melodie senza parole e non finisce mai.

La brezza ne diffonde l’armonia,
e solo una tempesta violentissima
potrebbe sconcertare l’uccellino
che ha consolato tanti.

L’ho ascoltato nella terra più fredda
e sui più strani mari.
Eppure neanche nella necessità
ha chiesto mai una briciola a me.

Emily Dickinson