giovedì 18 gennaio 2018

Hotel Rigopiano, un anno dopo

Rigopiano Hotel


Articolo da NewsTown

Macerie, neve e ghiaccio.

E' il silenzio ad avvolgere ciò che resta dell'Hotel Rigopiano, travolto un anno fa da una valanga di circa 120mila tonnelate che si è schiatata sul resort con la forza di quattromila tir a pieno carico. L'impronta della slavina è imponente, alzando lo sguardo. Voltandosi, resta l'insegna dell'albergo che lì, sotto la cresta del Monte Siella, non doveva stare: i familiari delle 29 vittime, come fosse un sacrario, vi hanno appeso le foto dei loro familiari con la scritta 'mai più'. L'area è ancora sotto sequestro, congelata a 12 mesi fa. L'inverno ha fermato i rilievi, riprenderanno in primavera.

D'altra parte, il tempo della giustizia non è quello del dolore.

Sugli eventi del 18 gennaio 2017, si è scritto e molto. E così delle responsabilità. Un anno dopo, sono 23 gli indagati; tra le accuse più gravi, contenute nelle migliaia di pagine che compongono il fascicolo, quelle di omicidio colposo plurimo e lesioni plurime colpose.
Quattro i filoni principali dell'inchiesta: il primo, sui ritardi nell'attivazione della macchina dei soccorsi, chiama in causa l'ex prefetto di Pescara Francesco Provolo, il dirigente dell'area Protezione civile Ida De Cesaris e il capo di gabinetto Leonardo Bianco. Secondo l'accusa, soltanto a partire dalle ore 10 del 18 gennaio venne effettivamente attivato il Centro coordinamento soccorsi, nonostante i pericoli e le intemperie.

Il secondo, sulla gestione dell'emergenza, vede indagati Antonio Di Marco, presidente della Provincia di Pescara; Paolo D'Incecco, ex dirigente del settore Viabilità e referente di Protezione civile; Mauro Di Blasio, responsabile degli stessi servizi; Giulio Honorati, comandante della Polizia provinciale di Pescara; Tino Chiappino, tecnico reperibile secondo il Piano di reperibilità provinciale. Le contestazioni sono: la mancata attivazione della sala operativa di Protezione civile, la non effettuazione della ricognizione dei mezzi spazzaneve e la mancata chiusura al traffico del tratto di strada provinciale che conduce a Rigopiano.

Il terzo filone riguarda la realizzazione del resort e vede coinvolti il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, gli ex sindaci Massimiliano Giancaterino e Antonio De Vico, e i tecnici Luciano Sbaraglia ed Enrico Colangeli, in relazione alla mancata adozione del nuovo piano regolatore generale del Comune che, se fosse stato approvato - è la tesi dell'accusa - avrebbe impedito l'edificazione del nuovo hotel Rigopiano e quindi il verificarsi della tragedia. In riferimento al permesso rilasciato nel 2006, per la ristrutturazione del complesso alberghiero, quando l'area era soggetta a vincolo idrogeologico, sono invece indagati Marco Paolo Del Rosso, l'imprenditore che chiese l'autorizzazione, Antonio Sorgi, dirigente della Regione Abruzzo e il tecnico comunale Enrico Colangeli. Secondo la Procura i tre, in assenza di autorizzazione, permisero l'edificazione del nuovo resort con annesso centro benessere, eludendo il pericolo di valanghe e tenendo aperta la struttura, anche alle autovetture e anche in pieno inverno, prescindendo dall'intensità delle nevicate.

L'ultimo filone d'inchiesta attiene, invece, alla mancata realizzazione della Carta per il pericolo delle valanghe e vede indagati i dirigenti della Regione Abruzzo Pierluigi Caputi, Carlo Giovani, Vittorio Di Biase, Emidio Primavera e Sabatino Belmaggio. Su tutto la relazione dei periti della Procura secondo i quali per salvare le vite umane era necessario evacuare l'hotel due giorni prima della tragedia.
"Massimo rispetto per i tempi della Procura, ma comincio a preoccuparmi anche dei tempi di prescrizione", le parole del legale della famiglia di Sara Angelozzi, una delle vittime. "Restiamo in fiduciosa attesa che le indagini vengano concluse - ha aggiunto - e che vengano portati a giudizio coloro sui quali grava con nesso causale la responsabilità dei morti e di coloro che hanno subito le lesioni".

"Le nostre aspettative sono sempre le stesse, non sono cambiate" ha chiarito Gianluca Tanda, portavoce del Comitato vittime. "Siamo convinti che la tragedia si potesse evitare, ne vogliamo la conferma". E' passato un anno ma il dolore non si è attenuato. "Il periodo di Natale per noi è stato drammatico. Le mamme e i papà che hanno perso i loro figli hanno sempre lo stesso sguardo di allora e gli occhi lucidi. Siamo molto più sensibili emotivamente, casa nostra è cambiata, è cambiato tutto. Ci proviamo a convivere con questo dolore, ma non ci riusciamo. E' una ferita aperta, che non si rimarginerà mai", lo sfogo amaro di Tanda che, nella valanga, ha perso il fratello Marco, morto con la fidanzata Jessica Tinari. "In tutto questo tempo - ha aggiunto - nessuno ha mai detto 'forse ho sbagliato, forse potevo fare di più, ero incompetente, non potevo ricoprire quel ruolo'. Il nostro auspicio è che presto siano indagati tutti i responsabili e che inizi il processo".

"Soffro da quel 18 gennaio" ha sottolineato Giampaolo Matrone, pasticciere di Monterotondo, l'ultimo dei superstiti: è rimasto 62 ore sotto cumuli di macerie e neve. E' invalido, ma i segni più profondi sono quelli dell'anima: a Rigopiano, ha perso la moglie Valentina Cicioni di 32 anni, infermiera al Policlinico Gemelli di Roma, mamma della piccola Gaia, 6 anni. "Tutte le mattine mi sveglio e ho Rigopiano tatuato sul corpo con le cicatrici e nel cuore per la perdita di mia moglie Valentina. Rigopiano sarà per tutta la vita. Oggi non vedo più il futuro - ha chiarito - ma combatterò per due motivi: fare di tutto perché mia figlia abbia sempre il sorriso e portare a casa la giustizia per le 29 vittime".

Matrone non manca di sottolineare come i familiari delle vittime non abbiano avuto nessuno, accanto: "abbiamo invitato Sergio Mattarella in occasione del primo anniversario, ma non verrà da quanto ho capito. E forse fa bene: se non è stato presente fino ad ora, arrivare in giacca e cravatta giovedì non servirebbe a nulla. Doveva esserci prima".

'Signor presidente - si legge nella lettera d'invito - nel suo discorso di fine anno ha avuto la sensibilità ed ha onorato i nostri cari con un cordiale ricordo e per questo la ringraziamo tanto. Sappiamo che la sua agenda è piena di impegni, ma le chiediamo di farci un grande regalo partecipando alla nostra cerimonia. La sua presenza conferirebbe lustro alla manifestazione, ma soprattutto connoterebbe la vicinanza dello Stato alle nostre famiglie'.


Il programma delle iniziative prevede il ritrovo dei familiari delle vittime a Rigopiano, alle 9:30, per un momento di preghiera; subito dopo, si terrà una fiaccolata fino alla chiesa di Farindola, dove alle 11 sarà celebrata la messa. La giornata proseguirà alla cittadella dello sport di Penne, dove saranno piantate 29 piante di leccio, una per ogni vittima.

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Fonte: NewsTown


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Articolo tratto interamente da NewsTown


Photo credit TVSEI (https://www.youtube.com/watch?v=6La91fbpbbg) [CC BY 3.0], attraverso Wikimedia Commons


2 commenti:

  1. Purtroppo nessuno tornerà indietro è la commistione tra politica e interessi di parte è svilente

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    1. Nessuno tornerà indietro sicuramente, ma almeno speriamo nella giustizia.

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