lunedì 18 dicembre 2017

La vera misura della povertà


Articolo da Rete dei numeri pari
Sono trascorsi già quattro anni da quando il World Economic Forum di Davos ha identificato nella crescente disuguaglianza economica la maggiore minaccia alla stabilità sociale, tre da quando la Banca Mondiale ha dichiarato il proprio obiettivo di eradicazione della povertà e appena due da quando i leader mondiali hanno sottoscritto l’Agenda 2030 contenente i 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile mettendo al primo posto quello della “povertà zero”. Eppure il divario tra ricchi e poveri non solo si è allargato, ma ha raggiunto dimensioni allarmanti.
Secondo Oxfam, la ricchezza detenuta dall’1% della popolazione mondiale supera quella del restante 99%. Per dirla in parole povere, bastano 8 ‘Paperoni’ del pianeta per fare la ricchezza dei 3,6 miliardi più poveri. Ma questa è solo l’istantanea di un processo in corso. Notizie sempre più negative e sempre peggiori si susseguono ogni giorno e, in un mondo dove oltre un miliardo di persone vive con meno di 1,25 dollari al giorno e 1 su 9 non ha nemmeno abbastanza da mangiare, è proprio l’Italia a detenere uno dei primati in negativo.
Mentre si continua a dire che il PIL è cresciuto dell’1,7% sull’anno, i dati Eurostat raccontano però che l’Italia è il Paese che ha più poveri in Europa. L’Istat non è da meno: nel 2016, infatti, si stima siano ancora 1 milione e 619 mila le famiglie residenti in condizione di povertà assoluta, nelle quali vivono 4 milioni e 742 mila individui, e 2 milioni 734mila famiglie, 8 milioni 465mila individui, che versano in uno stato di povertà relativa. La nostra penisola conta diciotto milioni di persone a rischio povertà o esclusione sociale, il 30% della popolazione residente. Il recente rapporto Censis sulla situazione sociale nel paese, restituisce la fotografia di un’evoluzione della povertà del 165% rispetto al 2007, ovvero prima della crisi.
L’aumento delle persone in povertà assoluta convive con l’intensificazione della condizione della povertà assoluta, poiché i redditi delle famiglie coinvolte si è allontanato ancor di più dalla soglia di accesso alla povertà. Sempre in parole spicciole: mentre i più ricchi, soprattutto i molto ricchi, diventano ancora più ricchi, così i poveri, soprattutto i molto poveri, diventano ancora più poveri in linea con le crescenti disuguaglianze socio-economiche di questi anni. Una concentrazione che vede protagonisti soprattutto le famiglie straniere, che è probabilmente il dato più nuovo su cui porre attenzione, i minori, i giovani e le famiglie numerose.
Sono aumentati i disoccupati e gli inoccupati, è cresciuto il numero dei lavoratori poveri il cui reddito insufficiente ne pregiudica le capacità di autodeterminazione, è peggiorata la condizione minorile e giovanile (ad esempio l’altissimo numero dei giovani che non studiano e non lavorano), si sono aggravate le discriminazioni di genere per quanto riguarda accesso al mercato del lavoro, retribuzione e assegni pensionistici. Inoltre, 100.000 italiani hanno lasciato il paese nell’ultimo anno in cerca di miglior fortuna, si è rafforzato il potere delle mafie e il loro potere di penetrazione economico culturale a causa del ricatto economico e si approfondisce la disuguaglianza territoriale aggravando ulteriormente la questione meridionale.

In tutti questi anni l’incremento della povertà ha comportato un aumento delle disuguaglianze. In Europa, stante all’indice Gini di disuguaglianza di reddito, solo la Gran Bretagna sembra aver fatto peggio dell’Italia. Non si è risposto alla crisi con più welfare, ma con meno welfare, che è stato uno degli ambiti maggiormente sacrificati per il recupero di risorse a favore di un auspicato nuovo sviluppo dell’economia. Anche nei settori in cui la spesa sociale non è arretrata, di fatto i livelli di welfare non sono stati in grado di contrastare l’erosione sociale di molte fasce di ceto popolare ed anche di ceto medio. Il dato delle 350.000 sentenze di sfratto negli ultimi 5 anni in Italia per “morosità incolpevole” è significativo della totale disattenzione nei confronti delle così dette “nuove povertà”.

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Fonte: Rete dei numeri pari 


Autore: Martina Di Pirro


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Articolo tratto interamente da 
Rete dei numeri pari


4 commenti:

  1. Caro Vincenzo, se si parla di povertà le prospettive, peggiorano!
    Ciao e buona settimana con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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  2. La povertà è in aumento e non accenna a diminuire. Articolo interessante!

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