venerdì 29 settembre 2017

Anche Virgo cattura la sua prima onda gravitazionale

Main dwarf collage lg landscape

Articolo da Scientificast.it

Poco più di un anno fa, la collaborazione LIGO-Virgo pubblicava i primi dati relativi alla rivelazione di onde gravitazionali, utilizzando i due interferometri di Livingston e Hanford negli Stati Uniti. Nei primi mesi di osservazione dopo l’upgrade degli strumenti, ben tre eventi sono stati identificati come fusione di buchi neri. Un ulteriore evento, invece, si è rivelato di intensità troppo bassa per essere ricostruito senza ambiguità.

Dal primo agosto di quest’anno, l’intero sistema di rivelatori è attivo, essendosi aggiunto l’interferometro Virgo di Cascina, vicino a Pisa. Dopo sole due settimane di osservazione congiunta da parte dei tre strumenti, un evento di coalescenza di buchi neri è stato identificato e ricostruito con una precisione senza precedenti, aprendo un nuovo capitolo nell’osservazione delle onde gravitazionali.


I tre osservatori hanno registrato, pressoché all’unisono, l’“eco” della fusione di due buchi neri di massa pari a 30 e 25 volte la massa solare, rispettivamente, a una distanza di circa 1,5 miliardi di anni luce. Il segnale è arrivato a Livingston alle 10:30:43 del 14 agosto e, dopo pochi millisecondi, a Hanford e a Virgo. Questa piccola deviazione temporale permette di ricostruire la direzione di arrivo dell’onda con precisione molto maggiore rispetto a quella che si poteva ottenere con due soli rivelatori. Nei casi precedenti, infatti, la porzione di cielo in cui potevano trovarsi le sorgenti era definita con un’incertezza di una trentina di gradi, mentre avendo tutti gli strumenti attivi si può identificare un piccolo cono di appena 5-10 gradi di apertura. Questo potrà semplificare enormemente l’identificazione di controparti ottiche per gli eventi che generano onde gravitazionali, permettendoci di imparare cose nuove su questi fenomeni di altissima energia che si verificano nell’universo.

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Fonte: Scientificast.it


Autore: Andrea Bersani


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Articolo tratto interamente da 
Scientificast.it


Photo credit Dana Berry [Public domain], attraverso Wikimedia Commons


2 commenti:

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