lunedì 21 agosto 2017

Il caso delle uova contaminate



Articolo da Italia che Cambia

Il caso delle uova contaminate da fipronil scoppiato nel nostro continente alcune settimane fa è l'ennesimo campanello d'allarme che ci deve mettere in guardia nei confronti di un'industria alimentare sempre più aggressiva, che non si fa scrupoli a sacrificare la sostenibilità ambientale e la salute umana in nome del profitto.

Secondo il poeta, contadino e filosofo americano Wendell Berry, “mangiare è un atto agricolo”. È una bellissima espressione: quando scegli cosa mangiare, stai anche dicendo come vuoi che quella verdura venga coltivata o quell’animale allevato e macellato.

Questo è il fondamento del movimento per il cibo sostenibile, che afferma la necessità di una filiera corta e trasparente. In pratica, sostenere questo profondo legame con il suolo e connettere idealmente la terra con il cibo, il contadino con la forchetta, sembra impossibile. Eppure, questa idea ci fornisce uno spunto di riflessione su ciò che sta accadendo nelle nostre città, invase dalle crisi alimentari – ultima in ordine di tempo, quella relativa alle uova contaminate con un insetticida tossico, il fipronil. Quest’ultimo scandalo mette in evidenza quanto siano irrilevanti il controllo e la voce in capitolo che abbiamo nei confronti del nostro sistema alimentare.

Ma possiamo migliorare la situazione? Se si parla di filiera trasparente, quella delle uova dovrebbe essere relativamente semplice, eppure si è rivelata confusa e caotica. Così, un singolo uovo può diventare un messaggio in codice per il sistema alimentare globalizzato, dove l’eventualità di un disastro su scala mondiale è sempre dietro l’angolo.

L’unico aspetto positivo di una crisi alimentare è che, come consumatori, possiamo ottenere alcune informazioni in più, anche se filtrate. In questo caso, sappiamo che la produzione di uova ha sede in Olanda (leader globale dell’esportazione di questo prodotto), dove dai 40mila ai 50mila volatili per ciascuna azienda sembrano essere stati trattati da appaltatori incaricati della pulizia con una sostanza chimica contro i pidocchi che probabilmente conteneva il pesticida incriminato. Più densamente sono ammassate le galline, maggiore è il rischio di passarsi pidocchi e altri parassiti.


Ci stanno dicendo di non preoccuparci perché i livelli di concentrazione di fipronil in ciascun uovo non sono tossici. Ma questo non tiene conto dell’impatto di un consumo cumulativo di molte uova o del fatto che le uova contaminate potrebbero aver viaggiato lungo la filiera per molti mesi diventando ingredienti per prodotti preparati come pasta o torte. Un altro utile consiglio per i consumatori è controllare attentamente i numeri seriali delle uova confrontandoli con quelli dei lotti infetti forniti dalle autorità tedesche. In realtà, i maggiori sforzi per rassicurare gli acquirenti sono stati compiuti a beneficio degli acquirenti tedeschi, considerati ottimi clienti e scaltri consumatori […].

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Fonte: Italia che Cambia


Autore: redazione 
Italia che Cambia

Licenza: Copyleft 



Articolo tratto interamente da Italia che Cambia



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