martedì 18 aprile 2017

Il referendum ha diviso la Turchia



Articolo da Altrenotizie

Il margine di vittoria minimo registrato dal “sì” nel referendum costituzionale in Turchia di domenica scorsa ha rappresentato con ogni probabilità una certa delusione per il presidente Erdogan, al quale, in ogni caso, è stata consegnata la possibilità di trasformare la democrazia parlamentare del suo paese in un sistema dai connotati marcatamente autoritari.

Se Erdogan ha comunque incassato un successo che riteneva fondamentale per le sue ambizioni e il suo progetto politico, nondimeno il 51,4% dei favorevoli alla proposta di stravolgimento della costituzione avanzata dal suo partito (AKP) conferma la realtà di una Turchia profondamente divisa, principalmente proprio a causa del suo presidente.

Come avevano confermato le numerose proteste popolari contro il governo di Erdogan e dei suoi primi ministri a partire da quelle del 2013, esplose attorno a un controverso progetto edilizio a Istanbul, soprattutto nelle aree urbane turche continua a essere forte il malcontento nei confronti dell’AKP. Il sostegno al referendum costituzionale è arrivato infatti dalle aree rurali e più conservatrici della Turchia. Le principali metropoli – Istanbul, Ankara, Izmir – hanno visto invece prevalere il “no”, talvolta nettamente, così come in alcune città industriali, a cominciare da Bursa.

Subito dopo la diffusione dei primi dati, i principali partiti di opposizione, come il kemalista CHP e l’HDP curdo, hanno denunciato brogli diffusi che avrebbero influito in maniera decisiva sull’esito del voto. L’Alta Commissione Elettorale ha ad esempio ammesso che molte schede sono state distribuite ai votanti nonostante fossero sprovviste del timbro ufficiale della stessa commissione, previsto dalla legge turca. Queste schede, per l’Alta Commissione, sono però da considerarsi valide, a meno che non venga provata l’esistenza di una qualche frode elettorale.

Gli osservatori internazionali dell’OSCE, da parte loro, pur non riscontrando episodi particolarmente gravi nella giornata di domenica, hanno evidenziato come il voto non abbia rispettato gli “standard internazionali”. Soprattutto, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa ha evidenziato come il referendum si sia svolto “in un clima politico nel quale le libertà fondamentali ed essenziali di un processo autenticamente democratico sono risultate ridotte”.

Inoltre, le due parti – i sostenitori del “sì” e quelli del “no” – “non hanno avuto le stesse opportunità di far sentire le proprie ragioni agli elettori”. La drastica limitazione degli spazi concessi dal governo agli oppositori delle modifiche costituzionali ha probabilmente influito in maniera decisiva sull’esito del voto. Erdogan stesso ha fatto campagna elettorale attiva per il “sì” al referendum, giungendo spesso a bollare come poco meno di “traditori” o “terroristi” i contrari al suo progetto autoritario.

Fino a poche settimane prima dell’appuntamento con le urne, svariati sondaggi indicavano come fosse il “no” ad avere un leggero margine di vantaggio, ma alla vigilia del voto gli equilibri sembravano essersi consolidati a favore di Erdogan.

Oltre che a questi metodi e a possibili brogli, il presidente turco, il quale può comunque contare su un ampio consenso in Turchia, si è assicurato la maggioranza dei votanti anche in un altro modo. A fare spostare verso il “sì” un certo numero di elettori, verosimilmente tra quelli gravitanti attorno all’AKP, è stata anche la strategia di Erdogan di presentare il suo governo e l’intero paese come vittime delle manovre delle potenze occidentali.

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Fonte: Altrenotizie

Autore: 
Michele Paris
Licenza: Creative Commons (non specificata la versione


Articolo tratto interamente da Altrenotizie.org 


2 commenti:

  1. Una cosa mi ha colpito: prima che ci fosse l'ufficializzazione della vittoria del SI', Erdogan lascia una dichiarazione di vittoria visto il margine dei voti oramai a suo dire schiacciante a suo favore. Poi invece lo scarto è stato risicato. Strano no che avesse cmq la certezza della vittoria? Con uno scarto così piccolo ed una dittatura già in atto , pensare a brogli viene quindi spontaneo e probabilmente è anche vero.

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    1. I dubbi c'erano anche prima del voto e questo referendum gli attribuito, altri poteri.

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