sabato 17 dicembre 2016

Nuovo Teatro Sanità: un teatro sociale nel cuore di Napoli

Immacolata Vincenzo

Articolo da Vulcano Statale

Per arrivare al Nuovo Teatro Sanità si deve percorrere una via lunga, Arena della Sanità, attraversata da sciami di motorini e piena di negozietti di alimentari, di vestiti e bar. Non si può fare a meno di non notare la danza di contrasti tra la particolarità dei suoi abitanti, la gentilezza delle forme della Chiesa principale della Sanità, l’orrore della statua al ragazzo rimasto vittima di una sparatoria e la vivacità del mercato ai vicini Vergini. I celebri cortili di Palazzo Sanfelice e Palazzo dello Spagnolo completano il quadro, ricordando l’antico splendore della città che fu. Il murales nella piazza principale, Piazza della Sanità, ricorda che l’arte vive e prospera ovunque, anche e soprattutto nella difficoltà.

Non solo il murales, anche una chiesetta del ‘700 in piazzetta San Vincenzo ci ricorda che l’arte e nella fattispecie il teatro, fioriscono ovunque, in certi luoghi anche con più motivazione. La chiesa è la sede del Nuovo Teatro Sanità, fondato da Mario Gelardi, Irene Grasso, Carlo Caracciolo e altri professionisti quattro anni fa. Da sempre impegnato con spettacoli di impegno civile e nel coinvolgere i bambini e ragazzi del quartiere nelle loro attività, si trova ora ad un giro di boa con una stagione, quella del 2016-2017 dal titolo All you can Eat, di respiro internazionale e locale insieme e fresco della presentazione del libro di Saviano La paranza dei bambini. Mario Gelardi, direttore artistico, ci racconta com’è cominciata e come si sviluppa quest’avventura.

Com è nato il progetto? Quando? Da che idea? Quanti eravate?

Quattro anni fa ci chiamò il prete del quartiere Sanità, Don Antonio Loffredo, figura importante sia come uomo che come imprenditore, artefice di molte cooperative e realtà del quartiere. Ci parló di questo luogo dove viveva già un teatro con un’altra associazione, ma non era aperto al pubblico. Prima abbiamo costituito, in sei, un gruppo di professionisti, per gestire il teatro, iniziare a capire cosa si poteva fare, allestire una stagione. Poi pian piano, accanto a noi sono arrivati i ragazzi del quartiere. Dopo quattro anni il collettivo è formato da ragazzi del quartiere e da noi adulti, insieme gestiamo autonomamente il teatro e siamo una compagnia di una ventina di persone.

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Fonte: Vulcano Statale


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Articolo tratto interamente da 
Vulcano Statale


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