domenica 10 maggio 2015

El Salvador: i campesinos contro le multinazionali


Articolo da Omissis
 
Le organizzazioni rurali che riuniscono i campesinos della regione di Usulután in El Salvador, con prevalenti piantagioni di caffè, si sono riunite per dare vita al primo Observatorio Ciudadano (Osservatorio della cittadinanza) per salvaguardare l’ambiente dall’azione delle multinazionali che operano impunite sul territorio.

In quattro anni di attività sono riusciti a fermare tre aziende, dare impulso a centri di difesa ambientale nei paesi di ciascuno, ma soprattutto a creare una rete e un forte legame tra ognuno degli ormai 30.000 componenti.

“Siamo passati dall’essere vittime della nostra povertà a essere protagonisti del nostro cambiamento” dichiara a «El País» German Meléndez, uno dei responsabili dell’Observatorio. È un cambio di mentalità che è costato anni di lavoro e la disponibilità della Ong Solidaridad Internacional Nazioarteko Elkartasuna e della fondazione locale Redes, che hanno seguito le associazioni nel percorso di formazione dell’Observatorio e le sue lotte.

“Prima ci dicevano che l’inverno era stato duro perché così Dio aveva voluto, e piegavamo tutti la testa. Adesso no: sono le attività nocive delle multinazionali a consumare le nostre vite”. Una cosa, che a 34 anni, Germán Meléndez ha ormai chiara. “Scappare negli Sati Uniti da clandestino non può essere l’unica alternativa alla povertà. Per distruggere il sogno americano dobbiamo costruire un sogno salvadoregno” dice ora il leader dell’Observatorio. Un sogno che inizia nei campi di caffè, in mano a latifondisti che detengono il potere sul 75% delle terre e che pagano 5 dollari al giorno.

Una delle prime a farne le spese fu l’azienda Alubia, che nella zona di Berlín aveva ottenuto la licenza per raccogliere le acque sorgive, imbottigliarle per venderle nella capitale. Scoprirono che aveva legami diretti con membri del governo per poter sfruttare le sorgenti, ma “in questa zona, senza acqua siamo morti” dice Gregorio Flores, anch’egli responsabile dell’Observatorio. Ci vollero due anni perché l’azienda cessasse le sue attività. Non bastarono le denunce alla municipalità, come neanche al ministero dell’Ambiente. Ci vollero marce, lotte, minacce, provocazioni da parte della polizia privata posta a difesa del fondo, false denunce che accusavano i campesinos di sabotaggio agli impianti quando invece era l’impresa a perforare pozzi tanto profondi da allagare completamente i macchinari.

Via l’Alubia arrivò però la venezuelana Alba Alimentos. Arrivava da un paese il cui governo di sinistra lasciava presagire la possibilità di condividere i propositi delle sue attività, “ma non il modo con cui diede loro forma”. Dopo pochi mesi l’indiscriminato disboscamento e le opere di deviazione dei corsi d’acqua per irrigare i campi loro, condussero a nuove mobilitazioni.

“Siamo 97 famiglie a diverse ore dal primo centro cittadino, ma con l’Observatorio ci sentiamo più forti e uniti” dice un attivista. Basta una chiamata perché centinaia di altri campesinos si attivino per occupare il fondo privatizzato da un’azienda, paralizzare le sue attività, chiedere spiegazioni, informarsi e far fronte insieme alle minacce.
 
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Fonte: Omissis


Autore: redazione Omissis

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Articolo tratto interamente da Omissis

 

5 commenti:

  1. Grazie Vincenzo che ci porti sempre le cose importanti di attualità.
    Ciao e buon inizio della settimana caro amico.
    Tomaso

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  2. una storia che ho avuto il piacere di leggere

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  3. Con piacere ho letto questa notizia, spero che questa organizzazione possa dare sempre più forza ai campesinos
    buona serata

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  4. E' una vecchia e brutta storia quella dei campesinos. Sono sempre stati trattati come fossero degli incapaci mentre erano e sono la forza del paese.
    Facevano leva sulla loro fede in Dio per poterli manipolare.
    Tutto il Centro America purtroppo deve fare i conti con le multinazionali che invadono e distruggono senza badare a nulla e a nessuno. Speriamo che ora i campesinos possano recuperare le loro piantagioni.
    Un caro saluto.

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  5. Ci vogliono notizie buone e piene di speranza e voci come la tua che le diffondano. Una serena settimana

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