lunedì 28 luglio 2014

Io dico ancora una volta: no alla guerra!

La settimana scorsa ho chiuso il blog due giorni, per protestare contro la guerra. Voglio ringraziare gli amici che hanno aderito a questa iniziativa, dimostrando la loro solidarietà verso un argomento molto importante. La pace è una conquista che va cercata seriamente, mettendo da parte gli errori del passato e guardando con occhi nuovi il futuro. Purtroppo si contano ancora morti in Palestina, quasi tutti civili inermi, ma ancora una volta il mondo si è girato dall'altra parte.
In rete girano video e immagini strazianti, ma ho scelto di non pubblicarle per rispetto delle vittime e per non urtare la sensibilità di qualcuno.

Se avete voglia d'informazione reale, seguite questi link:

http://nena-news.it/


http://osservatorioiraq.it/


https://www.facebook.com/rosa.schiano.stayhuman


http://www.infopal.it/


http://www.assopacepalestina.org/


http://www.freedomflotilla.it


Inoltre negli ultimi giorni, sono stati segnalati alcuni episodi negativi di antisemitismo. Purtroppo i vari nazionalisti e xenofobi, vogliono sfruttare l'occasione per riabilitare una cosa che mi fa vomitare solo a pensarlo: il nazismo.

I popoli sono vittime e non c'entrano nulla, se non quello di essere silenti davanti alle atrocità di qualche governo. Attualmente Israele è governata da un governo di destra e sionista, cieco e sanguinario davanti alla sofferenza che arreca al proprio popolo e ai palestinesi. 

Quella terra come il resto del mondo ha bisogno di pace, per troppi secoli, le divisioni hanno portato alla ribalta tutto il lato negativo dell'essere umano, mi auguro che in qualche angolino del corpo umano sia rimasto un po' d'umanità.


Chiudo con una frase del grande Vittorio Arrigoni: 


"Io non credo nei confini, nelle barriere, nelle bandiere. Credo che apparteniamo tutti, indipendentemente dalle latitudini e dalle longitudini, alla stessa famiglia, che è la famiglia umana."




Io dico no alla guerra!
 
 
 
 

Proverbio del giorno


Quando due elefanti si scontrano, a soffrirne è l'erba sotto di essi.
 

Vincenzo Nibali vince il Tour de France

Peloton TDF2014 Etape 5 Gruson

Articolo da Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto

Lunedì 28 luglio 2014

Vincenzo Nibali, trentenne ciclista messinese in forza al team kazako Astana, ha vinto la 101° edizione del Tour de France, conclusasi conclusasi nel tardo pomeriggio di ieri con la tradizionale "passerella" sui Campi Elisi. Per il siciliano si tratta della terza affermazione nella classifica generale di una grande corsa a tappe, dopo le vittorie nel Giro di Spagna nel 2010 e nel Giro d'Italia del 2013, e del secondo podio al Tour dopo il terzo posto conquistato nel 2012.

Nibali ha portato a casa un successo che per il ciclismo italiano mancava da ben 16 anni: l'ultima affermazione nella classifica finale della "Grande Boucle" era infatti fino a ieri quella ottenuta nel 1998 dal compianto Marco Pantani, che in quell'anno centrò una storica accoppiata Giro-Tour. Con il successo del siciliano, sono finora sette i corridori italiani ad essere riusciti ad entrare nell'albo d'oro della prestigiosa corsa a tappe francese (prima di lui e del già citato Pantani, c'erano riusciti Bottecchia, Bartali, Coppi, Nencini e Gimondi).

L'edizione del Tour di quest'anno ha visto il dominio pressoché incontrastato dello "Squalo dello Stretto" (questo è il soprannome con cui è conosciuto Nibali), che ha per quasi tutte e tre le settimane della competizione la maglia gialla, conquistata già alla seconda tappa con arrivo a Sheffield (il Tour de France era partito quest'anno dall'Inghilterra), perdendola in una sola occasione, ma riconquistandola immediatamente nella tappa successiva. Nella classifica generale Nibali ha chiuso il suo Tour con il tempo complessivo di 89h59'06", precedendo di 7'37" il secondo classificato, il francese Jean-Christophe Péraud e di 8'15 Thibaut Pinot. Nibali si è anche portato a casa quattro vittorie di tappa, di cui tre con arrivo in salita. Unico rammarico di Vincenzo Nibali è stato quello di non essersi potuto confrontare fino in fondo con gli altri due favoriti della corsa, vale a dire il britannico Chris Froome e lo spagnolo Alberto Contador, costretti al ritiro per delle cadute già nelle prime tappe; ciò però non toglie nulla ai meriti del corridore italiano.

Sul gradino più alto del podio, Vincenzo Nibali ha avuto parole di ringraziamento per i suoi familiari (erano presenti i genitori e la moglie con la figlioletta di cinque mesi) e per i compagni di squadra, anche per quelli non presenti al Tour de France.

Per la sua vittoria, Nibali ha ricevuto i complimenti del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che si è anche ripromesso di farlo personalmente in un successivo momento.

Le altre maglie del Tour de France 2014 sono state conquistate da Peter Sagan (vincitore della classifica a punti), Rafał Majka (vincitore della classifica degli scalatori), Thibaut Pinot (vincitore della maglia bianca, assegnata al miglior giovane), mentre la classifica a squadre è stata vinta dalla formazione francese AG2R La Mondiale.

La tappa conclusiva del Tour de France è stata vinta in volata dal tedesco Marcel Kittel.

Fonte: Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto

Autori: vari

Licenza: Creative Commons License
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Articolo tratto interamente da Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto

Photo credit Felouch Kotek (Own work) [CC-BY-SA-3.0], via Wikimedia Commons

domenica 27 luglio 2014

La stupidità...



"La stupidità ha fatto progressi enormi. È un sole che non si può più guardare fissamente. Grazie ai mezzi di comunicazione, non è più nemmeno la stessa, si nutre di altri miti, si vende moltissimo, ha ridicolizzato il buon senso, spande il terrore intorno a sé".

Ennio Flaiano
 
 

sabato 26 luglio 2014

Vi segnalo (post interessanti da altri blog)


Oggi vi consiglio:

Noa, concerto annullato a Milano per via delle sue opinioni su Israele tratto da Soundsblog.it

Inizia la censura per chi vuole la pace.

Parità scolastica, il paradosso italiano tratto da Cronache Laiche

Un fatto molto grave ha fatto ritornare alla ribalta, un eterno dilemma.

URL Uncover: scoprire se un URL breve è affidabile tratto da Geekissimo

Servizio web molto utile.



Chiusura del forum di Blogger

 

In questi giorni è stata annunciata la chiusura del forum italiano di Blogger. Lo spazio dovrebbe chiudere entro la fine di quest'anno e dal 28 luglio resterà aperto solo come lettura. Una decisione sicuramente non facile, che porterà non poche polemiche e problemi agli utenti della piattaforma di blogging.

Nella pagina sono linkate le risorse, dove rivolgersi in futuro:


 
 
 
 
 
Fonte: Forum d'assistenza italiano di Blogger


 

26 luglio 1956 - Naufragio dell'Andrea Doria

 
Articolo da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Il 25 luglio 1956, l'Andrea Doria, sotto il comando del Comandante superiore Piero Calamai, viaggiava alla volta di New York, proveniente da Genova. Contemporaneamente, una nave di nazionalità svedese la MN Stockholm (che ironicamente nel 1989, dopo un restyling venne utilizzata dalla italiana Star Lauro Lines, come nave da crociera Stockholm) un transatlantico per il trasporto promiscuo di merci e passeggeri, si dirigeva verso Göteborg. La Stockholm era comandata dal Capitano Gunnar Nordenson, il terzo ufficiale Johan-Ernst Carstens-Johannsen era però in comando di guardia in plancia al momento dell'incidente. Alle 23.10 entrambe le navi stavano per incrociare un corridoio molto trafficato, coperto da una fitta coltre di nebbia. L'inchiesta originale stabilì che l'Andrea Doria tentò di evitare la collisione virando a sinistra, invece che seguire la tradizione nautica di accostare a dritta (ossia a destra) poiché era troppo tardi per qualsiasi altra manovra: la Stockholm, infatti, ordinò la virata a dritta e l'indietro tutta quando era ormai troppo vicino alla nave italiana. Nascoste dalla nebbia, le navi si avvicinarono, guidate solo dalle reciproche visioni e informazioni radar, le quali non furono sufficienti a evitare la tragedia. Non ci fu alcun contatto radio e nonostante l'Andrea Doria continuasse a emettere i fischi obbligatori durante la nebbia, la Stockholm non lo fece; una volta giunte a potersi vedere ad occhio nudo, fu troppo tardi per praticare contromanovre atte a evitare l'impatto.
La violenta collisione avvenne nel punto di coordinate 40°30′N 69°53′W.
L'Andrea Doria e la Stockholm entrarono in collisione con un angolo di quasi 90 gradi: la prua rinforzata (in funzione del fatto che poteva operare anche come rompighiaccio) della Stockholm sfondò la fiancata dell'Andrea Doria e la squarciò per quasi tutta la sua lunghezza (dato che l'Andrea Doria continuava a correre lungo la propria rotta ortogonale alla prua della Stockholm) sfondando sotto il ponte di comando dell'Andrea Doria per un'altezza di tre ponti, ovvero per oltre 12 metri, uccidendo numerosi passeggeri che si erano già ritirati a dormire nelle proprie cabine. Inoltre, sfondando molte paratie stagne e perforando cinque depositi combustibile, causò l'imbarco di circa 500 tonnellate di acqua di mare, le quali non potendo essere bilanciate nei brevissimi tempi della collisione, produssero il pericoloso, immediato e anomalo sbandamento della nave a dritta per oltre 15 gradi.
Quarantasei dei 1706 passeggeri trovarono la morte nell'unico momento dell'impatto, insieme a 6 uomini della Stockholm. Dopo la collisione l'equipaggio trovò sul ponte della Stockholm una ragazza di 14 anni che era ospitata nella cabina 52 dell'Andrea Doria, era Linda Morgan, senza ferite gravi. Era sopravvissuta all'impatto, mentre sua sorella era morta nella cabina schiacciata dalla prua della Stockholm. La fortunata Linda Morgan era figlia di un noto cronista statunitense che nel corso della stessa notte, senza mai fare apparire di essere interessato da motivi di natura personale, seguì e portò avanti una cronaca diretta.
Subito dopo la collisione l'Andrea Doria iniziò ad imbarcare acqua e l'inclinazione aumentò superando i 18 gradi in pochi minuti. Una voce diffusa riteneva che mancasse una delle porte dei compartimenti stagni delle sale macchina, ma in seguito se ne determinò l'infondatezza. Varie cause che determinarono la repentina inclinazione della nave italiana: l'accostata a sinistra prima dell'impatto determinò uno sbandamento a dritta di circa 8°, mentre la falla un ulteriore sbandamento a dritta di almeno 13°. A questi vanno aggiunti tutti i pesi mobili che rotolarono a dritta dopo l'impatto (basti pensare ai bagagli dei passeggeri già allineati sul ponte passeggiata per il successivo sbarco). In poco tempo la nave superò i 20 gradi di inclinazione e il capitano Calamai si rese conto che non c'erano più speranze, ma non fece emettere il segnale di abbandono nave immediato, per non causare panico e confusione.

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Immagine del giorno

Argentario HDR

 Promontorio dell'Argentario, Toscana.

Photo credit Any.colour.you.like caricata su Flickr - licenza foto: Creative Commons

Maltempo: esonda ancora il Seveso a Milano

Il fiume Seveso è nuovamente esondato a Milano, per la terza volta in un mese. I quartieri colpiti sono gli stessi dell'8 luglio scorso e si registrano al momento, dai 10 ai 20 centimetri d'acqua.
Tra l'altro in centro, si è aperta una grossa voragine di circa 12 metri di profondità e la strada corso di Porta Romana, è stata chiusa al traffico. I mezzi del comune e della Protezione Civile sono al lavoro, per arginare l’emergenza e il disagio.


Video credit angelone caricato su YourReporter.it

venerdì 25 luglio 2014

Notte italiana: recensione del film

Po di pila

Notte italiana è un film del 1987 diretto da Carlo Mazzacurati.

Trama

Il film è ambientato nel delta del Po, una zona dove si estraeva il metano con il pericolo di far sprofondare la terra. L'avvocato Morsiani si trasferisce nella zona per stimare un terreno; ha una storia d'amore con Daria e tutto sembra andare bene. Ma nel corso del suo lavoro Morsiani viene a conoscenza di tanti fatti, alcuni dei quali contro la legge: speculazioni edilizie e estrazioni illecite. Emerge anche la morte di un ispettore minerario che aveva scoperto l'esistenza di alcuni pozzi clandestini. In questa morte sembra essere implicato anche il padre di Daria. L'avvocato Morsiani capisce che ora è in pericolo e tenta di fuggire.


Curiosità sul film

Carlo Mazzacurati ha vinto per questo film il Nastro d'Argento come miglior regista esordiente.

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Photo credit Freed73 at it.wikipedia (Opera propria) [CC-BY-SA-3.0], attraverso Wikimedia Commons

Tramonti


Timelapse - Sunset Lapse from ptimelapse on Vimeo.

Photo e video credit ptimelapse caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons


La natura...


nature is … from Martin Harvey on Vimeo.

Photo e video credit  caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons

Notizie dal web





Le risoluzioni ONU violate da Israele


 
 
 
Israele dice NO alla tregua umanitaria proposta dall'ONU. Ma non è la prima volta che accade. Ecco l'elenco delle risoluzioni ONU violate dallo stato israeliano.

- Assemblea Generale risoluzione 194 (1947): profughi palestinesi hanno il diritto di tornare alle loro case in Israele;  
- Risoluzione 106 (1955): Condanna Israele per l’attacco a Gaza; 
- Risoluzione 111 (1956): condanna Israele per l’attacco alla Siria, che ha ucciso cinquanta-sei persone; 
- Risoluzione 127 (1958): raccomanda a Israele di sospendere la sua zona “no man” (di nessuno) a Gerusalemme;
- Risoluzione 162 (1961): chiede a Israele di rispettare le decisioni delle Nazioni Unite;
- Risoluzione 171 (1962): indica brutali violazioni del diritto internazionale da parte di Israele nel suo attacco alla Siria; 
- Risoluzione 228 (1966): censura Israele per il suo attacco a Samu in Cisgiordania, allora sotto il controllo giordano; 
- Risoluzione 237 (1967): chiede con urgenza a Israele di consentire il ritorno dei profughi palestinesi; 
- Risoluzione 242 (1967): l’occupazione israeliana della Palestina è illegale;
- Risoluzione 248 (1968): condanna Israele per il suo attacco massiccio su Karameh in Giordania;
- Risoluzione 250 (1968): chiede a Israele di astenersi dal dispiegamento militare (parata) a Gerusalemme;
- Risoluzione 251 (1968): deplora profondamente il dispiegamento militare (parata) israeliano a Gerusalemme, in spregio della risoluzione 250;
- Risoluzione 252 (1968): dichiara nulli gli atti di Israele volti a unificare Gerusalemme come capitale ebraica; 
- Risoluzione 256 (1968): condanna del raid israeliano sulla Giordania e delle palesi violazioni del diritto internazionale; 
- Risoluzione 259 (1968): deplora il rifiuto di Israele di accettare la missione delle Nazioni Unite per valutare l’occupazione dei territori; 
- Risoluzione 262 (1968): condanna Israele per l’attacco sull’aeroporto di Beirut;  
- Risoluzione 265 (1969): condanna Israele per gli attacchi aerei di Salt in Giordania;
- Risoluzione 267 (1969): censura Israele per gli atti amministrativi atti a modificare lo status di Gerusalemme;
- Risoluzione 270 (1969): condanna Israele per gli attacchi aerei sui villaggi nel sud del Libano; 
- Risoluzione 271 (1969): condanna Israele per la mancata esecuzione delle risoluzioni delle Nazioni Unite su Gerusalemme;
- Risoluzione 279 (1970): chiede il ritiro delle forze israeliane dal Libano;
- Risoluzione 280 (1970): condanna gli attacchi israeliani contro il Libano; 
-Risoluzione 285 (1970): richiesta dell’immediato ritiro israeliano dal Libano; 
- Risoluzione 298 (1971): deplora il cambiamento dello status di Gerusalemme ad opera di Israele; 
- Risoluzione 313 (1972): chiede ad Israele di fermare gli attacchi contro il Libano; 
- Risoluzione 316 (1972): condanna Israele per i ripetuti attacchi sul Libano; 
- Risoluzione 317 (1972): deplora il rifiuto di Israele di ritirarsi dagli attacchi; 
- Risoluzione 332 (1973): condanna di Israele ripetuti attacchi contro il Libano; 
- Risoluzione 337 (1973): condanna Israele per aver violato la sovranità del Libano;
- Risoluzione 347 (1974): condanna gli attacchi israeliani sul Libano;
- Assemblea Generale risoluzione 3236 (1974): sancisce i diritti inalienabili del popolo palestinese in Palestina all’autodeterminazione senza interferenze esterne, all’indipendenza e alla sovranità nazionale;  
- Risoluzione 425 (1978): chiede a Israele di ritirare le sue forze dal Libano;
- Risoluzione 427 (1978): chiede a Israele di completare il suo ritiro dal Libano;
- Risoluzione 444 (1979): si rammarica della mancanza di cooperazione con le forze di pace delle Nazioni Unite da parte di Israele;
- Risoluzione 446 (1979): stabilisce che gli insediamenti israeliani sono un grave ostacolo per la pace e chiede a Israele di rispettare la Quarta Convenzione di Ginevra;
- Risoluzione 450 (1979): chiede a Israele di smettere di attaccare il Libano;
- Risoluzione 452 (1979): chiede a Israele di cessare la costruzione di insediamenti nei territori occupati; 
- Risoluzione 465 (1980): deplora gli insediamenti di Israele e chiede a tutti gli Stati membri di non dare assistenza agli insediamenti in programma; 
- Risoluzione 467 (1980): deplora vivamente l’intervento militare di Israele in Libano;
- Risoluzione 468 (1980): chiede a Israele di annullare le espulsioni illegali di due sindaci palestinesi e di un giudice, e di facilitare il loro rientro; 
- Risoluzione 469 (1980): deplora vivamente la mancata osservanza da parte di Israele dell’ordine del Consiglio di non deportare i palestinesi;
- Risoluzione 471 (1980): esprime profonda preoccupazione per il mancato rispetto della Quarta Convenzione di Ginevra da parte di Israele; 
- Risoluzione 476 (1980): ribadisce che la richiesta di Gerusalemme da parte di Israele è nulla; 
- Risoluzione 478 (1980): censura Israele, nei termini più energici, per la sua pretesa di porre Gerusalemme sotto la propria legge fondamentale;
- Risoluzione 484 (1980): dichiara imperativamente che Israele rilasci i due sindaci palestinesi deportati;
- Risoluzione 487 (1981): condanna con forza Israele per il suo attacco contro l’impianto per la produzione di energia nucleare in Iraq; 
- Risoluzione 497 (1981): dichiara che l’annessione israeliana del Golan siriano è nulla e chiede che Israele revochi immediatamente la sua decisione;
- Risoluzione 498 (1981): chiede a Israele di ritirarsi dal Libano; 
- Risoluzione 501 (1982): chiede a Israele di fermare gli attacchi contro il Libano e di ritirare le sue truppe; 
- Risoluzione 509 (1982): chiede ad Israele di ritirare immediatamente e incondizionatamente le sue forze dal Libano; 
- Risoluzione 515 (1982): chiede ad Israele di allentare l’assedio di Beirut e di consentire l’ingresso di approvvigionamenti alimentari; 
- Risoluzione 517 (1982): censura Israele per non obbedire alle risoluzioni ONU e gli chiede di ritirare le sue forze dal Libano; 
- Risoluzione 518 (1982): chiede che Israele cooperi pienamente con le forze delle Nazioni Unite in Libano;
- Risoluzione 520 (1982): condanna l’attacco di Israele a Beirut Ovest; 
- Risoluzione 573 (1985): condanna vigorosamente Israele per i bombardamenti in Tunisia durante l’attacco alla sede dell’OLP; 
- Risoluzione 587 (1986): prende atto della precedente richiesta  a Israele di ritirare le sue forze dal Libano ed esorta tutte le parti a ritirarsi; 
- Risoluzione 592 (1986): deplora vivamente l’uccisione di studenti palestinesi all’università di Bir Zeit ad opera di truppe israeliane; 
- Risoluzione 605 (1987): deplora vivamente le politiche e le prassi israeliane che negano i diritti umani dei palestinesi; 
- Risoluzione 607 (1988): chiede ad Israele di non espellere i palestinesi e di rispettare la Quarta Convenzione di Ginevra; 
- Risoluzione 608 (1988): si rammarica profondamente del fatto che Israele ha sfidato le Nazioni Unite e deportato civili palestinesi;
- Risoluzione 636 (1989): si rammarica profondamente della deportazione di civili palestinesi ad opera di Israele; 
- Risoluzione 641 (1989): continua a deplorare la deportazione israeliana dei palestinesi;
- Risoluzione 672 (1990): condanna Israele per le violenze contro i Palestinesi a Haram Al-Sharif/Temple Monte;
- Risoluzione 673 (1990): deplora il rifiuto israeliano a cooperare con le Nazioni Unite;
- Risoluzione 681 (1990): deplora la ripresa israeliana della deportazione dei palestinesi; 
- Risoluzione 694 (1991): si rammarica della deportazione dei palestinesi e chiede ad Israele di garantire la loro sicurezza e il ritorno immediato;
- Risoluzione 726 (1992): condanna fermamente la deportazione dei palestinesi ad opera di Israele; 
- Risoluzione 799 (1992): condanna fermamente la deportazione di 413 palestinesi e chiede ad Israele il loro immediato ritorno; 
- Risoluzione 1397 (2002): afferma una visione di una regione in cui due Stati, Israele e Palestina, vivono fianco a fianco all’interno di frontiere sicure e riconosciute;
- La risoluzione dell’Assemblea generale ES-10/15 (2004): dichiara che il muro costruito all’interno dei territori occupati è contrario al diritto internazionale e chiede a Israele di demolirlo



Fonte: Il Corsaro - l'altra informazione

 

Articolo tratto interamente da Il Corsaro - l'altra informazione
 

Citazione del giorno


"Il nostro compito quali esseri umani consiste nel compiere, all'interno della nostra propria, unica, personale esistenza, un passo in avanti nella strada che dalla bestia porta all'uomo."

Hermann Hesse
 
 

mercoledì 23 luglio 2014

Blog fermo per protestare contro la guerra





In queste ore continuano a morire civili innocenti in Palestina e tra l'altro sono stati colpiti anche alcuni ospedali; mentre la comunità internazionale, resta a guardare in silenzio questo nuovo genocidio.

Anche se serve a ben poco, questo blog si ferma per 48 ore per protestare contro l'indifferenza verso questi atti criminosi.

Invito tutti gli amici a fermare i propri blog e profili, per qualche giorno e far girare questa iniziativa.

 

Io dico no alla guerra!
 
 
 

martedì 22 luglio 2014

Se uno di noi...

Gino Strada #3


"Se uno di noi, uno qualsiasi di noi esseri umani, sta in questo momento soffrendo come un cane, è malato o ha fame, è cosa che ci riguarda tutti. Ci deve riguardare tutti, perché ignorare la sofferenza di un uomo è sempre un atto di violenza, e tra i più vigliacchi."

Gino Strada
 
Photo credit masophoto caricata su Flickr - licenza foto: Creative Commons


Post originale pubblicato il 16 ottobre 2012
 
 
 

domenica 20 luglio 2014

47 morto che parla: recensione del film


 
47 morto che parla è un film del 1950 diretto da Carlo Ludovico Bragaglia

Trama

Campania, 1906. In un paese non meglio definito l'avarissimo barone Antonio Peletti ha ereditato dal padre una cassetta contenente monete preziose e gioielli dal valore altissimo.

Nel testamento il defunto aveva espresso la volontà di devolvere metà del patrimonio al comune affinché venisse costruita una scuola, mentre l'altra metà passerebbe a suo nipote abiatico, ovvero il figlio di Antonio, Gastone, innamorato della cameriera Rosetta.

Ma il barone Peletti, pur di non separarsi dal tesoro, nega di averlo mai ritrovato e in questo modo asserisce di non poter donarne la metà al comune.

Ma la scuola deve essere costruita subito (i bambini sono costretti a fare 4 km all'andata e 4 km al ritorno per andare alla scuola comunale del paese vicino) e, per riuscire a sapere dove il riccone tiene nascosto il suo tesoro, gli amministratori comunali, con un'efficace messinscena e l'aiuto di una compagnia teatrale, gli fanno credere di essere morto e di trovarsi nell'aldilà.

Perciò, credendo di essere morto e dietro la minaccia di terribili punizioni per la sua avarizia in vita, Peletti rivela il nascondiglio del tesoro.

Ma l'imbroglio viene presto scoperto dal barone che medita di rendere pan per focaccia ai suoi concittadini. Dopo alterne vicende e dopo essere "naufragato" in Sardegna con la mongolfiera del colonnello Bertrand de Tassigny, il Peletti dovrà alla fine accettare le volontà del suo defunto genitore, ma si prenderà delle belle soddisfazioni sugli artefici della burla e verrà acclamato da tutto il paese come un generoso benefattore.

Curiosità sul film

Le scene dell'Inferno e della gag di Totò che si crede un fantasma nel Regno dell'Oltretomba con il suo spirito guida sono tratte dalla Divina Commedia di Dante Alighieri.

Questo articolo è pubblicato nei termini della GNU Free Documentation License. Esso utilizza materiale tratto da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Proverbio del giorno


La giustizia di questo mondo è fatta a maglia.
 
 

Estate in Norvegia


Summer Norway Timelapse from Tyler Sparks on Vimeo.

Photo e video credit  caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons

Luna timelapse


Moon Timelapse from Mingan Gray Wolf on Vimeo.

Photo e video credit Mingan Gray Wolf caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons

sabato 19 luglio 2014

Poeta nel tramonto di Antonio Machado


Poeta nel tramonto

Nuda è la terra, e l'anima
ulula contro il pallido orizzonte
come lupa famelica. Che cerchi,
poeta, nel tramonto?
Amaro camminare, perché pesa
il cammino sul cuore. Il vento freddo,
e la notte che giunge, e l'amarezza
della distanza...Sul cammino bianco,
alberi che nereggiano stecchiti;
sopra i monti lontani sangue ed oro...
Morto è il sole...Che cerchi,
poeta, nel tramonto?
 
Antonio Machado

Blogger: commenti e spam



Molte volte capita che alcuni commenti, lasciati nei nostri blog, non si trovano. Sicuramente tra le prime cose da fare è guardare la cartella spam del nostro blog.

Ecco la procedura:

 

Aprire il menù a tendina nella bacheca principale e cliccare su commenti.

 

 

 Una volta aperta la pagina, scegliere la cartella spam.
Selezionare il commento mettendo un segno di spunta e cliccare su non spam.



A questo punto troverete il commento nella cartella tradizionale e automaticamente invierete la segnalazione al supporto, che la fonte è sicura.

 

Rimanendo in tema spam, ultimamente arrivano segnalazioni di virus e malware presenti nei blog. Bisogna stare molto attenti a non cliccare sugli indirizzi sconosciuti nella cartella statistica, può trattarsi di referrer spam, ma parlerò di sicurezza più avanti.



Citazione del giorno


"E' normale che esista la paura, in ogni uomo, l'importante è che sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, altrimenti diventa un ostacolo che impedisce di andare avanti."

Paolo Borsellino

 
 
 

Ucraina: precipita aereo di linea malese con 298 persone a bordo

MH17 map

Articolo da Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto

18 luglio 2014

Un Boeing 777 della compagnia aerea di bandiera malese Malaysia Airlines partito da Amsterdam e diretto a Kuala Lumpur è precipitato ieri pomeriggio nei pressi del villaggio ucraino di Hrabove (Grabovo in russo), nell'oblast di Donec'k (Ucraina orientale). A bordo vi erano 298 persone, tra cui 283 passeggeri e 15 membri dell'equipaggio: nessuno di loro ha avuto scampo nel terribile impatto.

Prima di schiantarsi al suolo in un campo vicino alle abitazioni del villaggio, l'aereo è esploso in volo ad un'altezza di circa 10.000 metri. Trattandosi di una zona falcidiata dalla guerra civile, è stata subito avanzata l'ipotesi che il velivolo possa essere stato colpito da un missile terra-aria. L'ipotesi, che rimane quella più accreditata, ha scatenato un rimpallo di responsabilità tra ucraini e russi.

Delle 298 vittime, 189 erano di nazionalità olandese. Vi erano poi 44 malesi (in gran parte membri dell'equipaggio), 27 australiani e poi britannici, belgi, tedeschi e persone di altre nazionalità.

Tra le vittime, 80 erano bambini, di cui 3 erano neonati. Molte erano infatti le famiglie in partenza per una vacanza nel Sud Est asiatico, o al ritorno da una vacanza nei Paesi Bassi. Un centinaio di passeggeri era poi costituito da ricercatori e membri di associazioni diretti a Melbourne, in Australia, per un convegno sull'AIDS: tra questi, anche l'olandese Joep Lange, pioniere della profilassi preventiva dell'HIV, che viaggiava insieme alla coniuge Jacqueline van Tongeren.

Come detto, il più alto tributo in termini di vittime è stato pagato dai Paesi Bassi: stamane del Paese del Nord Europa, tutte le bandiere erano state issate a mezz'asta e anche i corridori delle due squadre olandesi partecipanti al Tour de France hanno corso con il lutto al braccio. Dalle parole di Barack Obama è arrivato anche il pieno sostegno degli Stati Uniti al popolo olandese.

Per permettere il recupero delle salme e dei rottami dell'aero, sparsi in un raggio di 10 km, sono stati dichiarati quattro giorni di tregua da parte di filorussi e ucraini.

Quello di ieri è il secondo incidente che ha coinvolto quest'anno un Boeing della Malaysia Airlines: da marzo non sa più nulla delle sorti di un altro aereo della compagnia malese, scomparso misteriosamente dai radar mentre viaggiava nel Sud Est asiatico. Una tragica coincidenza è poi la data del 17 luglio, che si rivela quindi come data infausta per il trasporto aereo: esattamente 18 anni fa, avvenne infatti la tragedia del volo Volo TWA 800, in cui un Boeing partito da New York e diretto a Roma via Parigi esplose poco dopo il decollo, causando 230 vittime.

Fonte: Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto

Autori: vari

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Articolo tratto interamente da Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto

Photo credit Geordie Bosanko and cmglee [CC-BY-SA-3.0], via Wikimedia Commons

giovedì 17 luglio 2014

Le cose sono...



"Le cose sono perché noi le vediamo, e quel che vediamo, e come lo vediamo, dipende dalle arti che ci hanno influenzati. Guardare una cosa è molto diverso dal vederla. Non si vede niente se non si è vista la bellezza. Allora, e solo allora, essa comincia ad esistere. Così, al momento attuale la gente vede delle nebbie non perché vi siano delle nebbie, ma perché poeti e pittori le hanno insegnato la misteriosa grazia di tali effetti."

Oscar Wilde
 
 

martedì 15 luglio 2014

Tempeste silenziose


Silent Storms from Ole C. Salomonsen on Vimeo.

Photo e video credit Ole C. Salomonsen caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons

Incontri


ENCOUNTERS from Stian Rekdal on Vimeo.

Photo e video credit  caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons



Proverbio del giorno


A chi si sforza d'imparare, non gli mancherà mai il pane.
 
 

Hiroshima mon amour: recensione del film

 
Hiroshima mon amour è un film del 1959 diretto da Alain Resnais.

Trama

Un architetto giapponese ed un'attrice francese trascorrono assieme un'intensa notte di passione. Da quel rapporto prende il via quella che sembra destinata ad essere una storia d'amore a lieto fine. Improvvisamente, quanto inevitabilmente, iniziano ad affacciarsi gli spettri del recente passato. Spettri che investono soprattutto la fragile ragazza parigina.
Tramite un innovativo e sorprendente uso dei flashback, il regista ci mostra il dolore della guerra - soprattutto di ciò che lascia in noi nel dopoguerra - visto attraverso gli occhi smarriti di una singola persona e, simultaneamente, il dolore collettivo, dignitoso al punto da commuovere, della città che ha sofferto il bombardamento atomico. Un precedente amore "impossibile", vissuto dalla protagonista, in Francia, durante la guerra, finisce tragicamente con la morte dell'innamorato (un soldato tedesco).
La conseguente elaborazione del lutto, in qualche modo, fa scaturire in lei il desiderio di vivere a Hiroshima, dove si trova per girare un film e, forse, dove spera di poter diluire le sue pene tramite la condivisione del suo con il dolore collettivo della città e di un popolo intero. Ma è tutta una triste finzione: scoprirà che il proprio dolore lo si affronta sempre e soltanto da soli. Lo stesso film pacifista nel quale lei lavora (interpretando il ruolo di una crocerossina), altro non fa che acuire il suo errore, cioè l'inganno col quale lei anela a ritrovare la serenità perduta allontanandosi dalla realtà, fingendone una nuova.
Gli incubi che la perseguitano, in un'ossessionante mescolanza - volutamente non netta - tra ricordo ed immaginazione, la portano a compiere un percorso di maturazione che, a tratti, ci appare prossimo ad un compimento, ma che, invece, gira attorno al nucleo del problema, senza mai affrontarlo direttamente, esattamente come le particelle roteano, minacciose, attorno al nucleo dell'atomo prima che si inneschi la fatale reazione nucleare.
Accanto a lei, l'uomo che l'ama - e di cui anche lei è apparentemente innamorata - simbolo sì di un paese che ha perso la guerra, ma che sembra il vero vincitore. Il regista Alain Resnais ci dice chiaramente che perdere una guerra, così come perdere migliaia di vite umane, non equivale a perdere una singola persona amata. Il travaglio che, via via, affligge la coppia, offre allo spettatore spunti di riflessione e di meditazione di una profondità e di una verità che, ancora oggi, riescono a stupire e far vibrare le corde più intime dell'essere umano.
Essere umano che il film ci descrive come destinato alla solitudine, ma accompagnato dall'amore. In entrambi i casi suo malgrado. Grazie ad un abilissimo montaggio, il passato di lei (la Francia) ed il presente di lui (il Giappone) si accavallano e si rincorrono senza una vera soluzione di continuità e, soprattutto, senza una risposta definitiva, nemmeno quando il dolore collettivo della città (e quindi la sua memoria) si sintetizza nel dignitoso volto dell'uomo, il quale, dinanzi alla domanda di lei, risponde dicendole che il suo nome è Hiroshima.

Curiosità sul film

Il film è noto come una delle prime opere della Nouvelle Vague e per l'uso innovativo dei flashback.

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La grande svendita della natura


Articolo da Re:Common

Dare un prezzo alla natura è l’unico modo per salvarla, ci viene detto da banche, imprese e governi. Solo allora potremo misurare il suo valore e solo ciò che è misurabile può essere protetto. Questa è forse la conseguenza più diretta della finanziarizzazione, che prevede solo una visione del mondo per decidere ciò che è e ciò che non è prezioso.

Le comunità locali che da secoli dipendono dalle aree naturali, o che oppongono resistenza ai grandi progetti infrastrutturali che li scacceranno dalle loro case, sono in gran parte assenti allorché c’è da discutere dei vantaggi e degli svantaggi del cosiddetto biodiversity offsetting.
Questo video, realizzato da Gordo, invita i nostri governanti a pensarci su bene prima di approvare delle legislazioni che metteranno il destino della natura nelle mani del grande capitale, facendo sì che la finanziarizzazione della natura diventi una realtà. La natura è un bene comune e il mercato non è lo strumento giusto per proteggerlo.





Fonte: Re:Common


Autore: redazione Re:Common 



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Articolo tratto interamente da Re:Common

Video credit Counter Balance caricato su YouTube - licenza: Creative Commons

lunedì 14 luglio 2014

Rete-ECO contro la guerra a Gaza e in Cisgiordania

Love.gife81848

Articolo da Pressenza

La Rete degli Ebrei contro l’Occupazione (Rete-ECO) fa propria la presa di posizione di Jewish Voice for Peace (JVP) contro la guerra di Israele verso la popolazione palestinese di Gaza e della Cisgiordania, la cui origine sta, come dichiara JVP, nell’occupazione israeliana della Terra Palestinese. Israele occupa da decenni, contro le molte volte solennemente dichiarate decisioni delle Nazioni Unite, tutta la terra tra il Giordano ed il Mediterraneo, e ne scaccia continuamente gli abitanti Palestinesi, nel mentre perseguita tutti nei modi più vessatori. Da questa situazione di ingiustizia, e da null’altro, nasce il conflitto e la ostilità, i crimini atroci dei giorni scorsi e le vendette sanguinose per opera di fanatici oltranzisti. Su Israele ricade la responsabilità della strage immane di civili a Gaza , condotta con la potenza distruttrice di un esercito moderno potentemente armato. Ieri sera le vittime, quasi tutte civili e comprendenti molti bambini, erano 90, e aumentano continuamente.
Come dicono i nostri amici di JVP, non possiamo attendere un momento di più per alzare la voce: solo cessando l’Occupazione ed adottando il giusto criterio dell’uguaglianza questo terribile spargimento di sangue può cessare. La nostra incrollabile fede nella giustizia, come ebrei e come esseri umani, ci obbliga a riconoscere che la radice di questa violenza sta nell’impegno del governo israeliano ad occupare la terra altrui, sprezzando il benessere di Palestinesi ed Israeliani”.
Chiediamo quindi al Presidente della Repubblica, al Governo Italiano ed alle Autorità della Comunità Europea di cui siamo parte solidale di intervenire con mezzi efficaci ad ottenere dal governo di Israele la immediata cessazione delle ostilità, anche unilateralmente, dato che unilateralmente le ha iniziate.

Paola Canarutto, presidente di Rete-ECO


Fonte: Pressenza

Autore: redazione italiana di Pressenza     

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Articolo tratto interamente da
Pressenza


Photo credit Carlos Latuff  [Public domain], via Wikimedia Commons


Immagine del giorno

Cloudy Moon

La super Luna

Photo credit Jeff Harmon caricata su Flickr - licenza foto: Creative Commons



Casida della rosa di Federico Garcia Lorca


Casida della rosa

La rosa
non cercava l'aurora:
quasi eterna sul ramo
cercava altra cosa.

La rosa
non cercava né scienza né ombra:
confine di carne e sogno
cercava altra cosa.

La rosa
non cercava la rosa.
Immobile nel cielo
cercava altra cosa.


Federico Garcia Lorca

Citazione del giorno


"A volte l'uomo è straordinariamente, appassionatamente innamorato della sofferenza."

Fëdor Dostoevskij
 
 

Appello importante - Mai più vittime! Per Pace, Libertà, Giustizia in Palestina e Israele


Invito tutti a far girare quest’appello.

Se sei contro la guerra, non chiudere ancora gli occhi!


Comunicato da Rete Italiana per il Disarmo


sabato 12 luglio 2014

Comunicato cooperanti italiani a Gaza

ISM in Ni'lin Feb 2012

Articolo da Comune-info

di Cooperanti in Palestina*

Siamo operatori umanitari e condanniamo la violenza verso i civili, sempre. Gaza ci ha insegnato semplicemente cos’è la dignità. Scrive un gruppo di cooperanti italiani che ha visto con i suoi occhi la sofferenza e la resistenza (che non è certo il lancio dei razzi) di una popolazione che non ha rifugi o possibilità di fuga. L’implacabile violenza israeliana non colpisce Hamas ma gli uomini, i vecchi e soprattutto le donne e i bambini indifesi. L’equidistanza, per un cooperante che sente con le sue orecchie il rumore dei caccia, è un’offesa all’intelligenza e alla sensibilità, stupida, un’offesa crudele quanto intollerabile. Come l’informazione cieca o ignorante (e non per questo meno responsabile) della gran parte dei reporter di guerra da hotel sempre pronti a nascondere il capo sotto la sabbia e a deplorare con tono commosso il destino dei corpi straziati


Basta con chi fa finta di non vedere. Basta con chi pensa che una partita di pallone sia più importante di un’intera popolazione inerme sotto le bombe…Basta con chi dà del terrorista a un’intera popolazione senza mai aver voluto ascoltare le voci di Gaza. Basta con giornalisti che scrivono articoli comodamente seduti da casa o dalle redazioni a Roma e Milano. Basta con l’equidistanza a tutti i costi. Basta con le condanne bipartisan e con le parole misurate.
Siamo operatori umanitari e condanniamo la violenza verso i civili, SEMPRE.


Per questo non possiamo restare silenti dinanzi ad un attacco armato indiscriminato verso una popolazione che non ha rifugi, posti sicuri o possibilità di fuga. Una popolazione strangolata economicamente e assediata fisicamente, rinchiusa in una prigione a cielo aperto.

Non possiamo far finta di nulla. Noi Gaza la conosciamo perché ci lavoriamo, perché la viviamo e lì abbiamo imparato cos’è la sofferenza, ma anche la resistenza. E non parliamo di lancio di razzi: per i circa due milioni di persone che risiedono a Gaza, che vivono da 48 anni sotto occupazione, dimenticate dal mondo, che piangono morti che sono sempre e solo numeri, che subiscono interessi politici sempre più importanti della vita umana… resistere è essere capaci, nonostante tutto, di andare avanti.

Gaza ci ha insegnato semplicemente la dignità umana.

Siamo qui e ci sentiamo inermi e, ancora una volta, esterrefatti perché continuiamo a leggere articoli di giornale che a nostro avviso non rispecchiano la realtà. Non raccontano lo squilibrio tra una forza occupante e una popolazione occupata. Enfatizzano la paura israeliana dei razzi lanciati da Gaza, che condanniamo ma che, fortunatamente, non hanno procurato morti e riducono a semplici numeri le oltre 100 vite spezzate a causa dei bombardamenti Israeliani in meno di tre giorni.

Tutto ciò che scriviamo non è frutto di opinioni personali o giudizi morali; è sancito e ribadito dai principi del diritto internazionale e del diritto umanitario internazionale, che muovono il nostro operato ogni giorno.

Riteniamo inaccettabile che la risposta all’omicidio dei 3 coloni, avvenuto in circostanze ancora ignote, sia l’indiscriminata punizione di una popolazione civile indifesa: il diritto umanitario vieta le punizioni collettive – definite crimini di guerra dalla IV Convenzione di Ginevra (art. 33).

Israele ha addossato la responsabilità ad Hamas, attaccando immediatamente la Striscia, causando la risposta dei gruppi palestinesi con il lancio di missili su Israele. Il governo israeliano sostiene di voler colpire gli esponenti di Hamas e le sue strutture militari. E’ davanti agli occhi di tutti che ad essere colpiti finora sono soprattutto bambini e donne. Basta con lo scrivere che Israele reagisce ai missili da Gaza, la verità per chi vuol vederla e i numeri, se non interpretati con slealtà, sono chiari.

Dall’8 luglio, inizio dell’operazione militare “Protective Edge”, Israele ha bombardato 950 volte la Striscia, distruggendo deliberatamente oltre 120 case, (violando l’articolo 52 del Protocollo aggiuntivo I del 77 della convenzione di Ginevra), uccidendo 102 persone (inclusi 30 minori 16 donne,15 anziani e 1 giornalista) ferendo oltre 600 persone, di cui 50 in condizioni molto gravi.

Oltre 900 persone sono rimaste senza casa, 7 moschee, 25 edifici pubblici, 25 cooperative agricole, 7 centri educativi sono stati distrutti e 1 ospedale, 3 ambulanze, 10 scuole e 6 centri sportivi danneggiati.

Dall’altro lato, il lancio di razzi da Gaza, secondo il Magen David Adom (servizio emergenza nazionale israeliano), ha causato 123 feriti di cui: 1 ferito grave; 2 moderati; 19 leggeri; 101 persone che soffrono di shock traumatico.

Di fronte a questi numeri ci sembra intollerabile la non obiettiva copertura di gran parte della stampa internazionale e nazionale dell’attacco israeliano verso la Striscia di Gaza. Per questo riteniamo necessario prendere posizione e ribadire la necessità di riportare l’informazione, sullo scenario militare in corso, alle dovute proporzioni.

Ci appelliamo infine ai responsabili politici in causa e a quanti possano agire da mediatori, affinchè le operazioni militari cessino immediatamente e perchè si ponga fine all’assedio nella Striscia di Gaza.

Gerusalemme, 11 Luglio 2014



* Siamo un gruppo di cooperanti che vive e lavora in Palestina. Tutto ciò che scriviamo è verificato da testimonianze sul campo e da fonti di agenzie internazionali. Per maggiori informazioni scrivete a:

cooperantipalestina@inventati.org



Fonte: Comune-info


Autore:

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Articolo tratto interamente da
Comune-info

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