mercoledì 19 febbraio 2014

Grecia: prove di economia sociale

Attica 06-13 Athens 36 View from Lycabettus

Articolo da Unimondo.org

Una donna ha in mano due cime di broccoli e una busta di verdura e dice di non avere i soldi per comprare nemmeno i generi di prima necessità: “Ho una pensione di 600 euro con cui dobbiamo vivere io e i miei tre figli disoccupati”. Un uomo, prima elettricista, afferma di essere disoccupato da tre anni. “Ho fatto di tutto senza riuscire a trovare un lavoro stabile. Ora con una busta di pomodori e una cima di broccolo, io e mia moglie, andremo avanti per una settimana”. E poi “Capita sempre più spesso di vedere persone che rovistano nei cassonetti alla ricerca di qualcosa ancora buono da poter mangiare”, anche loro sono parte dell’enorme schiera di quelle persone, fino a poco tempo fa considerate “normali”, rimaste vittime di una crisi economica che ha distrutto migliaia di famiglie. Scene e frasi delle cronache greche degli scorsi mesi la cui economia ha subito un crollo del 25% dal 2008 a oggi. Tradito dal capitalismo e da un mercato senza regole, oltre che da una notevole dose di corruzione, una gestione quantomeno allegra delle finanze pubbliche e da delle richieste di rigore sproporzionato da parte degli organismi internazionali la Grecia prova ora a ripartire puntando sull’iniziativa dei cittadini.
Perfino il New York Times lo scorso mese è andato a vedere cosa succede a questa parte dell’economia Greca, che sta cercando di valorizzare le imprese sociali, i gruppi di acquisto solidali, i collettivi e il volontariato estromettendo dal mercato qualunque attore tradizionale, sia esso la grande distribuzione, lo pubblica amministrazione, le associazioni di categoria  o qualunque altra organizzazione che non siano i produttori e i consumatori stessi. Gli esempi riusciti non mancano. Savvas Mavromatis proprietario di una piccola azienda familiare che produce detergenti non ha mai avuto pensieri anticapitalisti ed era molto scettico davanti ai teoremi di attivisti che lottano “per eliminare i profittatori del mercato”. Ma, nel tentativo di mantenere la sua attività a galla, sotto il peso delle fatture non pagate e delle continue richieste di tangenti ha deciso lo scorso anno di provarci e ha iniziato a vendere i suoi prodotti attraverso il Voluntary Action Group (un collettivo senza scopo di lucro) direttamente ai consumatori invece che ai negozi e ai commercianti come aveva sempre fatto . Un piccolo e donchisciottesco gruppo quello dei Voluntary Action Group, che non si definisce comunista o anticapitalista, ma che si propone l’obiettivo di aiutare le persone a sopravvivere e spesso ci riesce. Quattordici mesi dopo, infatti, Mavromatis può dire di aver salvato la sua azienda dalla crisi economica grazie a questa rete contraria agli intermediari che sorprendentemente è riuscita nel tentativo di ridefinire alcuni termini del commercio.
Le iniziative sperimentali come quelle seguite da Mavromatis, portate avanti tra l’altro anche dagli attivisti del discusso partito Syriza, sono sorte ai margini di molte città in varie parti della Grecia. Anche se non sembrano poter offrire una soluzione a lungo termine, e sono troppo piccole per alterare la forma complessiva dell’economia, rappresentano uno sforzo per affrontare una crisi economica ben diverso dalle strumentalizzazioni politiche della beneficenza di Alba Dorata e delle sue distribuzioni di cibo ai soli greci. Spuntano così qua e là coordinamenti di consumatori molto simili per certi versi ai nostri Gruppi di Acquisto Solidale (Gas), assolutamente non profit, che si rivolgono direttamente ai produttori e concordano con loro un prezzo basso e fisso per alcuni prodotti essenziali, accettando pagamenti solo in contanti “per non ingrassare le banche”. I soci del coordinamento effettuano gli ordini su un sito, l’associazione trattiene una piccola parte per le spese, ma la distribuzione della merce è a costo zero perché è effettuata da volontari, occupati o disoccupati, che lavorano su turni.

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Fonte: Unimondo.org

Autore: Alessandro Graziadei

Licenza: Licenza Creative Commons
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Articolo tratto interamente da
Unimondo.org

Photo credit A.Savin [CC-BY-SA-3.0-2.5-2.0-1.0 or FAL], via Wikimedia Commons

4 commenti:

  1. La realtà greca è ancora in bilico, le politiche dure che hanno applicato non aiutano l'economia a decollare.
    Speriamo che le cose migliorino per loro e anche per noi.
    Un abbraccio
    Mary

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  2. quello che hai scritto all inizio del post...è quello che ho visto anche quì da me... persone che rovistavano nella spazzatura e mi si è stretto il cuore...

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  3. Ci vorrebbe Syriza anche in Italia, sono l'unica alternativa allo sfascio.

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  4. Una vera tragica disperazione, caro Cavaliere.
    Tomaso

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