giovedì 18 luglio 2013

Fukushima: lievitano nell’acqua di mare i livelli di trizio


Articolo da Pressenza

Pressenza
 
Quest'articolo è disponibile anche in: Inglese

Il 25 giugno 2013 il Kyodo News ha riportato che la Tokyo Electric Power Co. ha misurato un aumento del livello di trizio radioattivo nell’acqua di mare all’interno del porto, presso l’impianto della centrale nucleare di Fukushima Daiichi.

In un campione prelevato il 21 giugno sono stati trovati 1100 becquerel di trizio per litro, il più alto livello mai riscontrato in acqua di mare dalla crisi nucleare del marzo 2011 all’impianto.
Un portavoce dell’Autorità per la Regolamentazione del Nucleare ha affermato che l’acqua di falda contenente sostanze radioattive “potrebbe infiltrarsi nel porto dal sito dell’impianto e c’è necessità di studiare attentamente la questione, dato che la quantità di dati raccolti è limitata”.

Per approfondire il significato di tutto questo e dare una spiegazione più dettagliata, Pressenza si è rivolta all’attivista anti-nucleare canadese Dr. Gordon Edwards (nella foto):

Un becquerel è l’unità di misura internazionale per la radioattività. Un becquerel corrisponde a una disintegrazione radioattiva al secondo: ecco 60 disintegrazioni al minuto, o 3.600 disintegrazioni all’ora, o 86.400 disintegrazioni al giorno.

In un campione di acqua di mare vicino a Fukushima sono stati misurati 1.100 becquerel di trizio per litro. Questo significa che in ogni litro di acqua ci sono 95 milioni di atomi di trizio che ogni giorno si disintegrano.

Il trizio è idrogeno radioattivo. Ha un tempo di dimezzamento di 12,3 anni, il che significa che solo metà degli atomi di trizio in un qualsiasi campione si disintegrerà in 12,3 anni. Quindi se un litro di acqua di mare contenente 1.100 becquerel di trizio fosse sigillato e conservato, la sua radioattività si dimezzerebbe in 12,3 anni da oggi. A quella data, all’interno di quel litro d’acqua ogni singolo giorno avrebbero ancora luogo 47,5 milioni di disintegrazioni – la metà di prima.

Per qualunque materiale radioattivo, al trascorrere di dieci emivite (tempo di dimezzamento, N.d. T.) la quantità di radioattività si riduce di un fattore mille. Quindi dopo 123 anni (che è dieci volte l’emivita del trizio) il nostro litro sigillato di acqua di mare starebbe ancora vivendo 95.000 disintegrazioni di atomi di trizio su base giornaliera.

Come si può vedere, il trizio è un materiale radioattivo relativamente longevo. Una volta diffuso nell’ambiente, rimarrà lì e sarà potenzialmente pericoloso per almeno un paio di secoli.
Poiché il trizio è chimicamente identico al normale idrogeno, forma gli stessi composti chimici di questo: molecole d’acqua, carboidrati, proteine, molecole di DNA, zuccheri, acidi… gli atomi di trizio semplicemente rimpiazzano alcuni degli atomi di idrogeno non-radioattivi che sono normalmente presenti in questi elementi, rendendoli così radioattivi.

Il trizio ha facile accesso a tutte le cose viventi e una volta inalato, ingerito o assorbito attraverso la pelle si posiziona in tutte le parti del corpo. Come tutti i materiali radioattivi è cancerogeno (in grado di causare tumori che si svilupperanno alcuni anni dopo l’esposizione), mutageno (crea danni genetici che possono passare a figli e nipoti) e teratogeno (in grado di causare malformazioni congenite nei feti non ancora nati).

Il trizio è un beta-emettitore “puro”. Questo significa che quando un atomo di trizio si disintegra, emana una singola particella beta ma nessuna radiazione gamma, il che rende molto difficile rilevare il trizio senza uno speciale dispositivo.  Una particella beta è un elettrone ad alta velocità, una specie di proiettile subatomico che è molto dannoso per le vicine cellule viventi, ma non ha la grande potenza di penetrazione dei raggi gamma.

Una particella beta può penetrare in un tessuto vivente solo per pochi millimetri. La particella beta emessa dal trizio è particolarmente debole: può a malapena superare lo spessore di una singola cellula, ma anche così fa un sacco di danni. Una particella beta solitaria che penetra attraverso un tessuto vivente può incidentalmente rompere centinaia di legami molecolari, danneggiando o uccidendo la cellula nel processo. Talvolta una di queste cellule danneggiate si può riprodurre, con istruzioni genetiche danneggiate ed eventualmente svilupparsi in un tumore o in altre entità anomale.

Il trizio è solo uno delle centinaia di materiali radioattivi creati nella zona del nucleo di un reattore nucleare durante il normale funzionamento. Nel corso di una fusione incontrollata del reattore viene rilasciata una quantità inimmaginabile di tali materiali.

Traduzione dall’inglese di Matilde Mirabella

Fonte: Pressenza


Autore:  - tradotto da Matilde Mirabella

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Quest' opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione 3.0 Unported.


 

Articolo tratto interamente da Pressenza

 

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