sabato 1 settembre 2012

Il governo spagnolo dissangua la sua popolazione per salvare le banche private

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Articolo da Tlaxcala

Il salvataggio di BFA-Bankia attraverso la nazionalizzazione delle sue perdite e dei suoi attivi tossici, seguito da una richiesta storica di aiuti pubblici per 19 miliardi di euro (23,5 miliardi complessivi, contando gli aiuti già ricevuti), ha fatto precipitare la Spagna in un’isteria politica ritmata dalla pressione finanziaria delle scadenze fissate dai creditori. L’annuncio del governo Rajoy, il 9 giugno scorso, di un piano di salvataggio che potrebbe toccare i 100 miliardi di euro (circa il 10% del PIL) destinato a risanare l’intero settore finanziario spagnolo, in precedenza rifiutato, mette i mercati e le istituzioni finanziarie internazionali sotto pressione. A Roma, Washington, Parigi e Bruxelles si susseguono riunioni dell’Eurogruppo, del G20 o videoconferenze incapaci di placare la frenesia degli speculatori che si scatenano sul mercato del debito. Nel frattempo la popolazione subisce nuove misure antisociali che le impongono una precarietà sempre più severa.
 
BFA-Bankia, la quarta banca del paese in termini di capitalizzazione di borsa con oltre 10 milioni di clienti e circa 380.000 azionisti, è al centro crisi. Rappresenta il 10% del sistema finanziario spagnolo ed è forse la più esposta ai crediti immobiliari a rischio. Per questo è considerata come una banca ‘sistemica’: il suo fallimento potrebbe portare al tracollo l'intero settore bancario e, più in là, l’insieme dell’economia del paese. Bankia, o più esattamente BFA-Bankia, è nata alla fine del 2010 ed è il frutto di una sapiente miscela che permette di isolare gli attivi immobiliari problematici dalle sette casse di risparmio raggruppate all’interno della casa madre BFA (Banco Financiero y de Ahorros). Quest’ultima, aiutata dallo Stato, opera come la «bad bank» di Bankia. Lo Stato si fa garante della montagna di attivi immobiliari incerti in seno a BFA mentre la sua filiale Bankia, sbarazzata da questo ingombro, tenta di attirare il capitale dei piccoli investitori per la sua uscita in borsa. L’obiettivo è chiaro: trasferire i rischi derivati dalla bolla immobiliare dal settore privato a quello pubblico. I contribuenti, i clienti danneggiati e tutti coloro che sono stati incoraggiati a diventare piccoli azionisti con raccomandazioni irresponsabili saranno toccati direttamente; ma nel complesso sarà ancora la popolazione spagnola nel suo insieme a fare le spese di un debito privato diventato pubblico. Ancora una volta i banchieri hanno l’occasione di salvare le loro scommesse indecenti, nonostante siano responsabili di investimenti ad alto rischio che sboccano su perdite astronomiche. I governi successivi di Zapatero (PSOE, sinistra liberale) e Rajoy (PP, destra liberale creata dal franchista Manuel Fraga) hanno deciso di portar loro soccorso liberandoli dal rischio insostenibile derivato dalla bolla immobiliare con un’iniezione di denaro prelevato direttamente dal bilancio dello Stato, a scapito dei settori vitali come la previdenza sociale, l’istruzione, la sanità o ancora la lotta contro gli incendi. Lo Stato, indebitato per salvare le banche, si trova costretto a operare dei tagli di bilancio che colpiscono lo stato previdenziale per colmare il deficit che ne consegue. Ecco la trappola del debito che vogliamo denunciare.
 BFA-Bankia, d’altronde, criticata perché nel suo organo di direzione ci sono degli ex membri attivi del Partito Popolare |1|, in particolare nell’ex Caja Madrid oggi inghiottita da BFA, rappresenta un caso esemplare che coinvolge politici e banchieri al servizio della finanza.
 
 
In seguito alla ristrutturazione del settore bancario conseguente allo scoppio della bolla immobiliare il numero di casse di risparmio è passato da 45 a una quindicina all’inizio del 2011. Di conseguenza, oltre alla chiusura di diverse succursali e ai licenziamenti, il capitale si è concentrato nelle mani di enormi entità che si dichiaravano «too big to fail» («troppo grandi per fallire»). Solo due piccole casse evitano la fusione: Caixa Ontinyent e Caixa Pollença.
BFA (Banco Financiero y de Ahorros) nasce il 3 dicembre 2010 e comincia a operare nel gennaio del 2011. Questa nuova entità è il frutto della fusione di sette casse di risparmio regionali minate da una bolla immobiliare che non finisce di svelare la profondità della crisi: si tratta di Caja Madrid e Bancaja, che detengono la maggioranza dell’azionariato (rispettivamente il 52,06% e il 37,70%), a cui si sono aggiunte La Caja de Canarias (2,45%), Caja de Ávila (2,33%), Caixa Laietana (2,11%), Caja Segovia (2,01%) e Caja Rioja (1,34%). Oltre alla Banca di Spagna e agli alti responsabili di Bankia, è il governo social-liberale di Zapatero ad essere responsabile di aver autorizzato e incoraggiato questa fusione. Alla fine del 2010 il FROB (Fondo de Reestructuración Ordenaria Bancaria) |2|, il Fondo pubblico spagnolo di aiuto al settore, concede un prestito di 4,4 miliardi di euro (4 465 milioni) a BFA, la casa madre di Bankia, e apre così la strada alla nazionalizzazione della banca. Questa operazione mira a risanare i conti delle casse di risparmio raggruppate in seno alla nuova entità. Tutto ciò si rivelerà insufficiente.
Segnaliamo inoltre che BFA detiene delle partecipazioni in Concesiones Aeroportuarias (7,86%), Deoleo (9,63%), Desarrollos de Palma (10,38%), Ejido Desarrollos Urbanos (7,34%) Grupo Inmobiliario Ferrocarril (10,17%), Haciendas Marqués de la Concordia (8,47%), IAG (12%) Mercavalor, Sociedad de Valores y Bolsa (10,48%), NH Hoteles (9,22%), Numzaan (7,41%), Mapfre (15%) e Iberdrola (5,27%). |3|
Secondo le dichiarazioni della Banca di Spagna, alla fine del 2011 l’esposizione dei crediti, principalmente nel settore bancario spagnolo, ammontava a una cifra tra i 176 e i 184 miliardi di euro di attivi immobiliari problematici. Da quanto emerge dai suoi conti, BFA è la più esposta al settore immobiliare, per la somma di 37,5 miliardi di euro alla fine del 2011, di cui oltre 31 miliardi (31.798 milioni di euro) di attivi immobiliari problematici (crediti che rischiano di non essere rimborsati), e chiude il suo primo anno d’esercizio con le perdite più elevate della storia della banca spagnola. Dopo aver dichiarato degli utili di 309 milioni di euro nel 2011 sotto la gestione Rodrigo Rato, BFA ha annunciato un passivo di 439 milioni per riconoscere, in seguito alle dimissioni dell’ex dirigente dell’FMI, di aver accumulato 3,3 miliardi di euro di perdite nel 2011 (3.318 milioni). Se si aggiungono le perdite causate dalla svalutazione del titolo in borsa, questa somma supera i 7 miliardi di euro (7.263 milioni) |4|. Se si pensa che Zapatero e la Banca di Spagna avevano vivamente incoraggiato numerose imprese dell’Ibex 35 a comprare le azioni BFA per un investimento di quasi 3 miliardi, le cifre si rivelano ancora più impressionanti. |5|
La gestione disastrosa della banca non ha impedito al suo presidente, Rodrigo Rato, di intascare 2,34 milioni di euro di stipendio fisso, né a Francisco Verdú, il suo consigliere delegato, di essere pagato 1,57 milioni nel 2011 |6| (arrivato nel corso dell’anno, non riceverà la totalità del suo compenso annuale di 2,26 milioni). José Luis Olivas, il vicepresidente di Bankia prima delle sue dimissioni, e tutt’oggi presidente di Bancaja, ha percepito 1,62 milioni di euro nel 2011. Infine, José Manuel Fernández Noriella, che ha sostituito Olivas, ha a sua volta ricevuto 725.000 euro nello stesso 2011. Stiamo parlando di semplici stipendi fissi, che non tengono conto degli eventuali compensi variabili o di quelli percepiti in quanto amministratori di altre imprese.
Sono state quindi distribuite somme colossali prima che la banca chiedesse dei fondi pubblici per tornare a galla. Una nuova legge del febbraio 2012 |7| fissa gli stipendi massimi dei dirigenti di entità che hanno ricevuto denaro dallo Stato a 600.000 euro di compenso fisso. Una misura insufficiente che giunge ben troppo tardi, se si considera che i membri del consiglio d’amministrazione di BFA, che hanno ricevuto 4.465 milioni di aiuti pubblici attraverso la FROB, si sono ripartiti, tra il gennaio e il novembre 2011, più di 9 milioni di euro |8|. È necessario e urgente privatizzare le perdite facendo pagare i responsabili che ne hanno approfittato, e non socializzarle come fa il governo; in effetti, è giunto il momento di mettere il settore sotto il controllo pubblico senza che per questo lo Stato debba farsi carico del costo dell’operazione. Sono i grandi azionisti che devono farsi carico delle spese, e i dirigenti devono essere perseguiti per determinare le loro responsabilità nel tracollo.
 
Bankia entra in borsa il 20 luglio 2011. Quel giorno, per l’occasione, Rodrigo Rato, ex ministro dell’economia e vicepresidente economico di José Maria Aznar mentre questi lavorava per gonfiare la bolla immobiliare, ex direttore dell’FMI e presidente di Bankia, suona orgogliosamente la campana all’apertura della borsa di Madrid. L’azione vale 3,75 euro e tutto va per il meglio nel mondo deregolamentato della finanza che gode di un nuovo prodotto su cui scommettere. Il 7 maggio 2012 l’azione è scambiata a 2,37 euro (cioè una caduta del 37% in 10 mesi) e, come all’FMI nel 2007, Rodrigo Rato rassegna le dimissioni prima della fine del suo mandato. Sarà sostituito due giorni più tardi (il 9 maggio) da José Ignacio Goirigolzarri su consiglio dello stesso Rato, che lo segnala come «la persona migliore in questo momento per dirigere questo progetto». Arturo Fernández, vicepresidente della CEOE (equivalente della Confindustria italiana) e consigliere di Bankia, affermava allora che «il lavoro di Rodrigo Rato è stato esemplare» |9|.
 
Prima di prendere il controllo di Bankia, José Ignacio Goirigolzarri ha, tra le altre cose, occupato il posto di vicepresidente di Repsol (aprile 2002-aprile 2003) e di Telefónica (aprile 2000-aprile 2003), per cui è stato membro del consiglio di amministrazione fino al 2003, pur proseguendo la sua lunga carriera (30 anni) nella seconda banca spagnola BBVA, dove percepiva quasi 4,6 milioni di euro all’anno (stipendio fisso e compenso variabile). Nello stesso periodo era inoltre consigliere per la BBVA-Bancomer (Messico), la Citic Bank (Cina) e la CIFH (Hong Kong). Nel settembre 2009, in pieno dibattito internazionale sulla limitazione degli stipendi e dei bonus, lascia il suo posto a BBVA con una pensione anticipata di quasi 3 milioni di euro lordi all’anno. Nel momento in cui la crisi si diffonde violentemente in Europa, Gorigolzarri incassa quindi 68,7 milioni di euro in un colpo! |10| Nonostante la notizia faccia scandalo, all’interno della banca non cambia nulla: due anni dopo, nel 2011, Francisco González, presidente di BBVA, e Ángel Cano, consigliere delegato, hanno percepito un compenso totale rispettivamente di 4,9 e 3,6 milioni di euro. Lo stesso anno, il comitato di direzione ha ricevuto in totale 9,35 milioni di euro di compenso fisso e 14,2 milioni di remunerazione variabile. |11|
 
Appena arrivato al comando di Bankia, Goirigolzarri propone che lo Stato prenda il controllo di BFA. Il governo risponde subito che fornirà il capitale necessario al risanamento e controllerà BFA al 100%. Lo Stato diventa quindi l’azionista maggioritario di questa entità che detiene più del 45% di partecipazioni in Bankia ed entra quindi nello stesso momento nel capitale delle società di cui BFA è azionista.
Qualche giorno dopo le dimissioni di Rodrigo Rato, il FROB decide di trasformare i 4,4 miliardi di euro iniettati alla fine del 2010 sotto forma di azioni preferenziali convertibili a cinque anni («participaciones preferentes convertibles») in semplici azioni. Infatti, come ci spiega Mikel Barba:
«Queste azioni preferenziali sono sottomesse a un interesse e devono essere riacquistate da [BFA] su un periodo di cinque anni. Nel caso in cui l’entità non fosse in grado di restituire il denaro fornito entro cinque anni, le azioni preferenziali si trasformano in azioni e lo Stato diventa quindi proprietario di tutta o parte della società. (…) Il FROB riconosce che non recupererà le somme piazzate in BFA sotto forma di azioni convertibili entro cinque anni e decide quindi di trasformarle in capitale. Da creditore, diventa proprietario dell’impresa.» |12|
Il 25 maggio, dopo che l’agenzia di notazione Standard & Poor’s ha annunciato la degradazione del rating di Bankia e di quattro altre banche spagnole al rango di investimento speculativo, la quotazione dei titoli viene sospesa mentre il consiglio d’amministrazione tenta di determinare l’ammontare del nuovo aiuto necessario. BFA-Bankia, che aveva già ricevuto 4,4 miliardi di denaro pubblico dal FROB, chiede 19 miliardi di euro supplementari allo Stato. Ciò rappresenta di fatto la più grande operazione di salvataggio del settore finanziario della storia spagnola. La nazionalizzazione della banca sull’orlo del fallimento viene quindi ad aggiungersi alla lunga lista di quelle già realizzate dall’inizio della crisi, tanto in Spagna (Catalunya Caixa, NovaGalicia, Banco de Valencia, senza contare le altre entità che hanno percepito iniezioni di denaro come Caja Castilla La Mancha, Cajasur, o la CAM) quanto altrove. A titolo di esempio, la franco-belga-lussemburghese Dexia è stata salvata dal fallimento a due riprese e l’operazione è già costata 18 miliardi di euro ai contribuenti |13|.
Mariano Rajoy ha assicurato che il salvataggio di Bankia non avrà «alcun impatto» sul deficit pubblico del paese, che egli stesso si era impegnato a ridurre dall’8,9% al 5,3% del PIL in questo 2012 |14|. Tuttavia niente è più incerto: durante i primi cinque mesi dell’anno 2012 (da gennaio a maggio), il deficit dello Stato ha già raggiunto il 3,4% del PIL, un aumento del 30,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Durante questo periodo, la caduta del titolo Bankia prosegue. Il 20 giugno 2012 la quotazione è crollata a circa 80 centesimi di euro, cioè una perdita dell’80% dalla sua entrata in borsa. Anche l’annuncio dell’Eurogruppo, il 9 giugno 2012, dell’iniezione che sarebbe potuta arrivare fino ai 100 miliardi di euro – ben al di là dei 37 miliardi di euro valutati necessari dall’FMI |15| e dei 62 miliardi dei consulenti Oliver Wyman e Roland Berger –, non ha agevolato Bankia, che è l’unica entità finanziaria dell’Ibex 35 ad aver registrato un calo della sua capitalizzazione borsistica tra questa data e il 30 giugno. In questo breve periodo il titolo ha perso il 9,80%, mentre tutte le altre banche hanno registrato degli utili in seguito all’euforia provocata dall’annuncio del salvataggio |16|. Il 17 luglio il titolo scendeva a 0,59 euro, il suo minimo, prima di risalire in agosto grazie all’avvicinarsi di un’iniezione imminente di capitale europeo, di cui Bankia sarebbe la prima beneficiaria. L’ entrata in borsa è un fiasco sopportato dai piccoli investitori che vedono i loro investimenti ridotti al nulla – mentre i più grossi e informati hanno evitato il disastro.
In un testo redatto nel 2010 |17|, David Hall affermava che la crisi finanziaria ed economica è il risultato di prestiti insostenibili e della creazione di forme complesse di debito da parte delle banche. Dopo il fallimento di Lehman Brothers, nel settembre del 2008, gli Stati Uniti e altri governi hanno deciso, dopo decenni di privatizzazioni, di salvare le banche nazionalizzandole o iniettando capitale per renderle solventi. Che non ci si lasci ingannare: lo Stato resta, in generale, fuori dalla gestione, che rimane in mano ai banchieri. Non si tratta di una debolezza del capitalismo, ma al contrario di una manovra per rinforzarlo socializzando le perdite, prima di privatizzare nuovamente lo stabilimento non appena il risanamento lo avrà reso vitale. L’FMI lo descrive come «un trasferimento di rischio senza precedenti dal settore privato a quello pubblico» |18|.
 
 
Note
|2| La costituzione del FROB, approvata dal Parlamento l’8 giugno 2009 e concretizzata dal decreto reale del 26 giugno dello stesso anno (Real decreto-ley 9/2009), mira a venire in aiuto alle banche indebolite dalla loro esposizione al settore immobiliare e sinistrate dall’esplosione della bolla nel 2008. Il Fondo pubblico di aiuto al settore finanziario (FROB) controlla oggi NovaGalicia, CatalunyaCaixa, Banco de Valencia e Bankia. Il suo capitale di 9 miliardi di euro provenienti dal bilancio dello Stato si esaurisce alla fine del 2011, da cui l’interesse suscitato dal «salvataggio» europeo di fronte all’ampiezza delle somme necessarie.
|5| “Bankia y el fiasco de la política”, El País, 1 luglio 2012.
|7| Real Decreto-ley 2/2012, de 3 de febrero, de saneamiento del sector financiero. Titulo IV, http://www.boe.es/boe/dias/2012/02/04/pdfs/BOE-A-2012-1674.pdf
|9| « El trabajo de Rodrigo Rato ha sido ejemplar »
In « La situación de Bankia no es tan desesperada », ABC Punto Radio, 08/05/2012, http://www.abc.es/20120507/economia/abci-bankia-situacion-desesperada-201205072233.html
|10| “Goirigolzarri, el ejecutivo de la pensión millonaria en el BBVA, El País, 7 maggio 2012, http://economia.elpais.com/economia/2012/05/07/actualidad/1336396158_000163.html ; http://elpais.com/diario/2009/10/01/economia/1254348005_850215.html
|12| v. Mikel Barba, El caso Bankia o las cinco maniobras de una gran estafa, http://www.rebelion.org/noticia.php?id=149845
|13| Il CADTM Belgique e ATTAC hanno introdotto, il 23 dicembre 2011, un ricorso davanti al Consiglio di Stato belga per annullare l’ordinanza reale del 18 ottobre 2011 che concedeva una garanzia dello Stato di 54,45 miliardi di euro a certi prestiti di Dexia, cioè l’equivalente del 15% del Prodotto Interno Lordo (PIL) del Belgio. v. http://cadtm.org/Resume-du-recours-Dexia-intente
|14| Ciò prima che Bruxelles, resasi conto che questo obiettivo era irrealizzabile, non accordasse un anno di tregua portando al 2014 invece che al 2013 l’obiettivo di un deficit sotto il 3% del PIL. Reuters, 7 luglio 2012.
|15| “Le FMI appelle à un filet de sécurité crédible pour les banques espagnoles, Les Echos, 9 giugno 2012.
|16| «Todas las entidades financieras que cotizan en el Ibex 35, salvo Bankia, han registrado importantes ganancias en Bolsa desde que el pasado 9 de junio el Eurogrupo brindó a España hasta 100.000 millones para sanear el sector. (…) Bankia ha sido la única entidad que cotiza en el Ibex 35 que ha registrado pérdidas en este periodo, al caer un 9,80%.» “Bankia, incapaz de sumarse a la euforia del rescate financiero, 30 giugno 2012, http://www.intereconomia.com/noticias-negocios/claves/bankia-incapaz-sumarse-euforia-rescate-financiero-20120630
|17| David Hall, PSIRU, University of Greenwich, p. 11, Why we need public spending, ottobre 2010.
|18| Ibidem e FMI, Global Financial Stability Report, luglio 2009, http://www.imf.org/external/pubs/ft/fmu/eng/2009/02/index.htm




Per concessione di Tlaxcala
Fonte: http://cadtm.org/Le-royaume-d-Espagne-saigne-sa
Data dell'articolo originale: 21/08/2012
URL dell'articolo: http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=8114
 
Fonte: Tlaxcala

Autore: Jérôme Duval tradotto da Silvia M.  editato da Marilena Inguì - Alba Canelli
 


Licenza: Copyleft



Articolo tratto interamente da Tlaxcala 
 
 
Photo credit Miguel Alamin caricata su Flickr - licenza foto: Creative Commons

 
 
 

2 commenti:

  1. infatti,e la fine che faremmo noi...purtroppo....

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  2. Uno spettro si aggira per il mondo: é tornato il feudalesimo, non solo in Spagna!

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