giovedì 22 luglio 2010

Arte:Canestra di frutta di Caravaggio

Canestra di frutta (Fiscella) è un dipinto ad olio su tela di 46 cm × 64,5 realizzato tra il 1594 e il 1597 dal pittore italiano Caravaggio. È conservato alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano.
Il dipinto è presente nella collezione del cardinale Federico già nel 1607, probabilmente acquistato durante il suo soggiorno romano, quando potrebbe aver conosciuto personalmente il Caravaggio, ospite del cardinal Del Monte.
L’ambiente oratoriano di San Filippo Neri può essere all’origine della sua sintonia tra il pauperismo evangelico del Borromeo e il vivo naturalismo del maestro lombardo.
Recenti indagini hanno confermato che il dipinto è stato realizzato su una tela di recupero, secondo un consuetudine del periodo romano, quando il Caravaggio dipingeva direttamente su precedenti stesure pittoriche.
La critica ha oscillato per la datazione tra il 1594, proposto da Marini a Calvesi, e il 1597-1598, avanzato dal Gregori.
Il dipinto è stato donato da Federico Borromeo all'Ambrosiana nel 1607.
Il canestro sporge un po' in avanti, come se fosse in una situazione precaria: simboleggia la vanitas. I frutti sono tutti legati alla simbologia cristologica, a presagire la passione di Cristo. Le nature morte erano due: una legata al culto mariano e una legata a Cristo. È rimasta solo questa. Tuttavia la figura del cesto trova nel Cantico dei Cantici il suo modello ispiratore ed è simbolo della sposa ossia della Chiesa. Il suo sporgere in avanti verso lo spettatore è un segno di offerta di sé nei confronti dell'umanità. Bisogna ricordare che il committente era il cardinale Federico Borromeo il quale coglieva questo riferimento biblico celato ai più all'epoca.
La Canestra è il primo quadro di Caravaggio, un grande esempio di "natura morta" e del suo ritrarre dal naturale.
In questo dipinto Caravaggio realizza uno scena statica, decontestualizzata, quasi sottratta dal suo reale contesto naturale. si tratta comunque di un realismo soltanto apparente, poiché sono rappresentati insieme frutti di stagioni diverse. Era impossibile, all'epoca, vedere un soggetto simile. Manca tridimensionalità, come si evince dalla sospensione spaziale e temporale a cui è soggetta la canestra.
Il semplice cesto di vimini è rappresentato come se si trovasse in alto rispetto allo sguardo di un ipotetico spettatore, come se fosse posto su di una mensola da cui dà l'impressione di sporgere lievemente.
La scelta di questo taglio permette alla composizione di far emergere la natura morta attraverso l'uso di uno sfondo chiaro, uniforme e luminoso. La luce sembra provenire da una fonte naturale, svela le gradazioni di colore che differenziano gli acini verdi in primo piano e quelli già molto maturi nel grappolo posto dietro la mela bacata (simboleggia la caducità delle cose e il trascorrere del tempo), così creando un effetto illusionistico di tridimensionalità dell'immagine. La frutta diventa la protagonista del quadro e acquista un significato ambiguo: all'apparenza fresca e fragrante ma, facendo attenzione, comincia in realtà a marcire, a rinsecchirsi. Paragona così la brevità della giovinezza e dell'esistenza umana a quella della frutta e dei fiori.


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